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Un’associazione di intellettuali e artisti russi ortodossi ha creato una nuova rivista per promuovere l’arte contemporanea cristiana, con l’obiettivo di rilanciare l’arte religiosa nella società moderna. Questa organizzazione si chiama Artos, parola greca che indica “il pane della comunione”, ed ha come scopo statutario quello di aiutare gli artisti che “si ispirano alla Bibbia e agli insegnamenti della Chiesa, sentendo un forte legame con la tradizione. Ma che allo stesso tempo stanno cercando un nuovo linguaggio figurativo e artistico.”
L’annuncio è arrivato proprio poco prima che il Patriarca della Chiesa Ortodossa Russa Kirill I criticasse pubblicamente il Quadrato nero di Kazimir Malevich (nella foto un particolare) datato 1915, descrivendo l’opera come “nera e spaventosa”, specchio delle tenebre dell’anima dell’artista e della società in generale. Insomma, non ci è andato leggero.
Artos aveva già organizzato in passato una mostra d’arte contemporanea ortodossa, dall’iconografia alla scultura, con tanto di videoarte e installazioni, presso il Schusev State Museum of Architecture.
L’associazione inoltre ha contatti con l’Italia e gli Stati Uniti, tanto che dal prossimo 30 settembre, per i successivi 4 giorni, si svolgerà per la seconda volta una conferenza in Sicilia con Il Baglio, gruppo di artisti cristiani europei. Già durante il primo incontro gli artisti di Artos avevano tratto ispirazione dai mosaici bizantini di Palermo, Cefalù e Monreale, parte integrante della tradizione cattolica. Che l’arte religiosa possa essere un ponte di congiunzione tra realtà, nazioni e credi differenti? Secondo Sergei Chapnin, direttore del Journal of the Moscow Patriarchate da sempre interessato all’interazione tra sacro e profano, gli artisti religiosi russi e italiani hanno molto in comune. Se infatti in Russia conta solo l’arte tradizionale e quella innovatrice è spesso ostacolata, in Italia avviene esattamente l’opposto, il nuovo è bello e tutto il resto viene guardato con sospetto. (Giulia Testa)