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«La mostra di Björk? L’avrei dovuta fare al MOCA». E via di fischi, in una New York Public Library al completo, per il talk tra Massimiliano Gioni e Jeffrey Deitch. Ecco il sostenitore di Klaus Biesenbach, che l’altra sera è uscito allo scoperto, fugando ogni dubbio e parlando di “persecuzione” nei loro confronti. Curatori accusati di aver portato alla rovina musei (Deitch il MoCA di Los Angeles), Biesenbach addirittura alla berlina mediatica (e anche del MoMA, dopo la mostra della cantante islandese). Troppo vicini al mondo dello spettacolo piuttosto che all’arte.
«Alcuni di voi avranno letto le diatribe contro uno dei miei colleghi preferiti, Klaus Biesenbach. Mi ricorda le diatribe che andavano contro di me quando ero a Los Angeles. Con Klaus è Bjork, con me è stato James Franco».
Ma Deitch che ha promosso non solo star ma anche artisti con “qualità cross-over” come il regista Michel Gondry, ha ribadito: «Questa è una sfida molto interessante per il vecchio mondo dell’arte. L’élite più accademica non può più controllare il dialogo. Perché c’è un grande pubblico che risponde a un’arte che ha più qualità cross-over. Sono fermamente convinto che l’arte più popolare e coinvolgente non per forza deve significare anche meno importante».