07 maggio 2015

Venezia/Voglia di armenità. Tour nel Padiglione di un Paese protagonista dei “futuri” del mondo

 

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Si apre ufficialmente il padiglione nazionale della Repubblica Armena, naturalmente allestito sulla meravigliosa Isola di San Lazzaro degli Armeni (raggiungibile in circa un quarto d’ora di vaporetto) e ci accoglie la solita barca a vela chiamata Armenia, il malinconico sogno di un paese che non ha il mare.
Adelina Cüberyan von Fürstenberg si aggira agitatissima alla ricerca degli ultimi ospiti. Dovrebbe arrivare anche Sarkis, artista turco-armeno, protagonista anche del padiglione della Turchia.
Che sia un gesto simbolico di riavvicinamento tra i due Paesi, nonostante gli ultimi sviluppi polemici, a cento anni dal primo genocidio del XX secolo? Chissà!
“Armenity. Artisti contemporanei della diaspora armena”, questo il nome della mostra, armenità come quel quid che unisce questo popolo, disperso nelle più disparate parti del mondo, un quid che va oltre una mera appartenenza Nazionale. Gli artisti tutti presenti, e tutti armeni o di origine armena, discendenti delle generazioni superstiti del genocidio, hanno illustrato durante la conferenza stampa le loro opere – tutte sul tema dei ricordi, delle radici, degli scomparsi, della forte identità culturale armena. La cornice del Monastero Mechitarista, così pieno di oggetti d’arte, reperti, libri e strumenti tipografici armeni, non poteva che essere la migliore per ospitare la mostra. 
Presente anche il Ministro della Cultura dell’Armenia, Hasmik Poghosyan, che ha sottolineato come l’Armenia sia uno di tutti i futuri del mondo, che danno il titolo a questa biennale. Che dire, mi hanno fatto venire voglia di armenità. (Mario Finazzi)

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