02 giugno 2015

Sei milioni di sterline “supplementari” per la Tate: strategia politica all’indomani della riconferma di Cameron, nell’epoca dei tagli ai musei

 

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L’annuncio non è stato fatto ufficialmente, ma pare che la Tate Modern avrà sei milioni di sterline “supplementari” da parte del governo conservatore inglese che si è riconfermato il mese scorso con  David Cameron che ha dichiarato che “governerà per tutti”. Anche contro la crisi della cultura, verrebbe da dire. 
Un risultato notevole, e decisamente politico, che farà gioco a Nicholas Serota, che 15 anni fa aveva assicurato 5 milioni di sterline in più da parte del governo laburista in modo che la Tate Modern potesse aprire liberamente ai visitatori. I 6 milioni promessi rappresenteranno un aumento del 17 per cento rispetto al biennio 2012-13 e andranno a coprire, seppur in minima parte, anche il progetto di ampliamento della struttura vinto dallo studio Herzog & de Meuron, con inaugurazione prevista alla fine del 2016. Già nel 2007 però il governo dispose fondi “eccezionali” per 50 milioni di sterline e il sindaco di Londra diede ulteriori 7 milioni, ma le donazioni private erano state all’epoca piuttosto lente.
Sponsorship a parte, Bp e Hyunday, i sussidi governativi (compresi per Tate Britain, Liverpool e St.Ives), sono stati nell’ultimo esercizio del museo 25 milioni circa, scesi di dieci dal biennio 2012-13. E tra quello che si spera c’è che l’aumento della galleria possa in qualche modo anche ricapitalizzare i fondi dell’istituzione, idealmente del 60 per cento. Tanto quanto è la somma dello spazio che tra poco più di un anno vedremo aggiunto. 

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