25 luglio 2015

Ai Weiwei, praticamente un’agenzia viaggi: è toto scommesse sulle prime uscite ufficiali dell’artista cinese, dopo la restituzione del passaporto

 

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Gli sono arrivate congratulazioni da ogni parte del globo, e ora la furia voyeuristica del gossip del mondo dell’arte inizia il toto-viaggio: dove andrà Ai Weiwei, di nuovo libero dopo il rilascio del suo passaporto da parte delle autorità cinesi?
Sicuramente alla Royal Academy of Arts, che ospiterà la sua retrospettiva tra un paio di mesi e che ha rilasciato una dichiarazione che conferma che Ai sarà in viaggio a Londra.
Ma anche da Melbourne, dove alla Nationl Gallery dall’11 dicembre prossimo sarà un scena un “parallelo” tra l’artista cinese ed Andy Warhol, dalla direzione arriva una nota: “Abbiamo sentito Ai Weiwei, e se tutto va bene riuscirà a venire in Australia”.
Poi ci sarà la Spagna: il Centro d’Arte Contemporanea di Malaga (CAC) in autunno (dal 18 Settembre) ospiterà una mostra dell’artista, così come l’Helsinki Museum of Art (con Ai Weiwei @ Helsinki, dal 25 settembre): in entrambi i luoghi dicono di aver invitato Ai all’apertura, ma si è ancora in attesa risposta. E se poi ci fosse l’esilio, ovvero che una volta uscito la Cina poi non volesse più accoglierlo? Di questo l’artista, al Guardian, aveva dichiarato di non preoccuparsi.
Ad ogni modo, chi scommette su un tour o sull’altro, ha perso in partenza: Weiwei ha detto che il suo primo viaggio all’estero sarà quello per vedere suo figlio a Berlino. L’arte può aspettare, un po’.

1 commento

  1. Ho già visto la mostra di Lara Favaretto cinque o sei volte senza recarmi al Museo Maxxi di Roma. Esattamente come ho visto l’11 settembre o seguo i fatti della politica nazionale e internazionale. La mostra di Lara Favaretto oltre a riprendere codici modernisti degli anni 60 (il minimalismo viene riscaldato dall’arte povera) potrebbe essere un semplice fotomontaggio. Leggendo un articolo di oggi sull’inserto Lettura del Corriere della Sera, la giornalista prende a pretesto le immagini della mostra, per un articolo generico e generalista sulle persone scomparse. Come per “chi l’ha visto?” famosa trasmissione anni 90, le persone sentono una particolare pruderie e morbosa curiosità per le persone scomparse. Il mistero ci rilassa, e ci congeda dalla nostra realtà quotidiana. Le opere della Favaretto, tutte similari in un gioco tra catafalchi modernisti specchiati e terriccio di riporto, sono dedicate agli scomparsi. Ho visto la documentazione della mostra già decine di volte, e non ho alcun desiderio di recarmi a Roma per vederla dal vivo. Non ho voglia di investire tempo e denaro, per un’operazione del tutto arbitraria e forzata, in cui l’artista e il sistema intorno caricano di significato le opere d’arte. L’artista in questi casi è una comparsa per musei italiani che devono trovare ostinatamente contenuti, possibilmente intriganti e fotogenici. Ecco che l’arte viene sfruttata e l’artista diventa una sorta di burocrate della creatività. Ma a chi importa fare queste riflessioni in italia? A nessuno. In italia la platea dell’arte contemporanea è vuota, mentre gli addetti ai lavori si spalleggiano e si selezionano a vicenda. La finalità è creare contenuti mediocri per pubblicizzare l’istituzione pubblica o l’impresa privata di turno. La qualità non serve e non interessa, mentre il pubblico appare disinteressato e disincentivato a qualsiasi approfondimento. In fondo siamo bombardati di proposte, app, offerte e contenuti. Viviamo la cultura del “mi piace”, non possiamo nemmeno dire che ” non mi piace”. Facciamo anche fatica ad argomentare il “mi piace”, anzi farlo potrebbe risultare pesante e didascalico, e convicerci esattamente del contrario.
    #arte #cultura #roma #maxxi

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