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Finalmente un po’ di sciovinismo italiano! No, non è una battuta, ma il risultato delle partecipazioni che comporranno le prossime “Giornate degli Autori” a Venezia, rassegna parallela al Festival del Cinema che si apre il 2 settembre.
In concorso, tra venti film da 15 Paesi, anche tre italiani. E ben ci sta, visto che alla Berlinale stravincono i tedeschi, così come a Cannes è pieno di francesi, mentre noi, nemmeno alla Biennale Arte – come abbiamo raccontato – siamo capaci di avere partecipazioni nostrane.
Stavolta, invece, a fare la parte del leone, ci saranno Ascanio Celestini, Vincenzo Marra e l’esordiente Carlo Lavagna, «il cui sguardo rinfresca davvero l’immagine dei giovani autori. Con questi autori abbiamo scelto di dare spazio a un cinema di ricerca e passione, che offre il ritratto di una cultura viva e originale», ha dichiarato il direttore Giorgio Gosetti.
Marra porterà La prima luce, storia di un bambino conteso tra due genitori in crisi e originari di due lembi opposti della Terra, mentre Lavagna affronta il discorso dell’intersessualità [ovvero la presenza sul corpo di tratti fisici e organici sia maschili che femminili n.d.r.] con la storia della 19enne Arianna. Viva la sposa di Celestini racconta invece di un’Italia senza speranza, ma non disperata, stando alle porte di Roma e raccontando le vite di una “strada” che non è più intesa in senso stretto, ma come mondo contemporaneo, nella difficoltà di affermarsi anche solo con sé stessi.
Una manifestazione che, secondo il direttore, promette di essere «il ritratto dei “non luoghi” della nostra civiltà senza radici che rigetta l’omologazione del potere e della individualità egoista». “Consapevolezze”, insomma. Anche che il cinema italiano può ancora valere molto.