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Qualche mese fa si era levato un coro di proteste non indifferente: come diavolo si poteva pensare di eliminare un’opera d’arte “metropolitana”, è proprio il caso di dirlo, come quella di Eduardo Paolozzi che, da trent’anni, accompagna i visitatori della Tube londinese nella stazione di Tottenham Court Road?
E invece pareva che i mosaici, in vista di un restauro generale, sarebbero andati perduti. Di mezzo invece ci si è messa Transport for London (che in origine voleva rimuovere i murales), che invece in accordo con il gruppo Twentieth Century Society, ha affidato all’università di Edimburgo la conservazione dell’opera, in stretto contatto con la Fondazione dell’artista.
Così circa il 95 per cento dei mosaici di Paolozzi installati in stazione resteranno, e in alcune aree veranno riposizionati i disegni originali, con i più alti standard di cura per le piastrelle.
Un’operazione i cui costi non sono stati rivelati, ma che dovrebbe concludersi entro il 2016. E intanto, nella stessa stazione, arriveranno anche gli interventi di Douglas Gordon, Richard Wright e Daniel Buren. Che per certi versi si ispireranno proprio ai mosaici sotterranei. E pensare che la “tube dell’arte” stava per farci scempio. Ironia, o miopia, della sorte.