31 luglio 2015

Una nazione rimane viva quando è viva la sua cultura. Ecco il forum dei Ministri ad Expo, dove l’arte è questione politica, e anche di pace

 

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La chiave di volta la fornisce il Premier Matteo Renzi, sul finale: «Abbiamo deciso di mettere a punto questo appuntamento perché non possiamo stare a guardare quello che succede nel mondo». L’appuntamento in questione è il Forum Internazionale dei Ministri della Cultura che ha preso il via oggi a Expo Milano, e che proseguirà domattina con la lectio di Umberto Eco
Primo punto da sottolineare: l’adesione da parte dei politici di mezzo mondo è massiccia, e questo la dice lunga su un tema che pare stare a cuore dentro e fuori quell’Europa che, in più di un’occasione, oggi, si è definita la “culla della cultura”. Se può essere vero per certi versi, è altresì vero che ci sono voci da Senegal, Corea, Balcani, Angola e chi più ne ha più ne metta, a identificare che la “cultura” non è mai stata – nei fatti – solo eurocentrica.
Ma che si è detto in questo primo pomeriggio serrato, dove i partecipanti alla tavola rotonda hanno avuto non più di quattro minuti per esprimere le proprie posizioni, fatti salvi il nostro Dario Franceschini, Irina Bokova e, appunto, Matteo Renzi? Non troppo di nuovo, in effetti.
Diciamo che si è lavorato su una presa di coscienza e consapevolezza che, in futuro, in piani programmatici e “plurilaterali”, potrebbe dare qualche frutto. 
Si comincia con un video “internazionale” che racconta di come le opere d’arte siano patrimonio di memoria, cultura, identità e monito per le generazioni future, con l’Amministratore di Expo Giuseppe Sala che cita la commissione per l’Expo del 1937 di Guernica a Pablo Picasso. Giancarlo Giannini è invece protagonista di un secondo spot, dove le meraviglie culturali, e statali, italiane vengono elencate da un raffinato cameriere al ristorante. Tutt’intorno scenografie di Pompei e al centro della sala alcuni reperti recuperati dai Carabinieri per la Tutela del Patrimonio, che vengono caldamente ringraziati.
«La cultura è il potere della diversità, terreno dove ognuno è orgoglioso della propria identità e disponibile a condividere la sua ricchezza con tutti: è unione tra popoli, ma troppo spesso i beni comuni sono minacciati da calamità naturali o anche sociali, legati a nuove forme di terrorismo che hanno cambiato anche la “tradizione” della distruzione, attaccando proprio quello che è legato a una cultura diversa», comincia Franceschini non ricordando, forse, che nella storia – anche antica – è spesso stato così. 
L’attenzione a quello che viene definito il “culturicidio”, che in fondo ha a che fare strettamente con il genocidio, è un po’ l’argomento trainante di tutto il pomeriggio, insieme a una sorta di “spot” continuo che i Ministri dei vari Paesi ricamano sulle loro terre e sui loro tesori. 
Ma l’intento è comunque nobile, e come rimarca Francheschini, «Questo tavolo è la prova che il dialogo è possibile, anche tra Paesi lontani. È necessario trovare terreni comuni, per condividere valori universali come il rispetto della bellezza, dell’arte, del cinema, della musica e della poesia, perché sentiamo tutti gli stessi brividi».
I brividi della “Grande Bellezza” in effetti per i Ministri in visita sono iniziati stamattina, alla Fondazione Prada (salutata anche da Renzi come il non plus ultra del contemporaneo italiano, attualmente), e proseguiranno stasera con Il Barbiere di Siviglia al Teatro alla Scala e domani, con un tour al Cenacolo Vinciano. 
Ma andiamo avanti. Irina Bokova, direttore generale dell’Unesco, nel ricordare i 51 siti presenti sul territorio italiano a sua volta punta il dito sulla cultura come messaggio di pace e unione tra popoli, con le vicende del Medio Oriente legate all’ISIS definite veri e propri “crimini di guerra”. Secondo Bokova il termine su cui lavorare, specie nel futuro, sarà “resilienza”, imperativo per non lasciarsi sconfiggere dagli attacchi, mentre a livello pratico andranno studiate nuove possibilità per la sicurezza internazionale dei Beni Culturali, compreso ciò che riguarda il loro saccheggio sistematico: «Serve un’alfabetizzazione culturale, in ogni parte del mondo».
E i Ministri e gli ambasciatori? Sono oltre 150, a formare 83 delegazioni in totale. Prendono parola, tra gli altri, Mirela Kumbaro Furxhi (Albania), Rosa Cruz e Silva (Angola), Abulfas Garayev (Azerbaijan), Berislav Šipuš (Croazia), Abdel-Wahed El-Nabawi (Egitto), Nikos Xydakis (Grecia), Kripa sur Sherpa (Nepal), Rula Al Bandak (Palestina), Małgorzata Omilanowska (Polonia), Hamad Al Kawari (Qatar), ma il discorso (vuoi forse per la brevità) è piuttosto uniforme, e ricalca tutti gli argomenti anticipati da Franceschini e Bokova. Stupisce un po’, inoltre, che dalla Grecia non si senta parlare di crisi, mentre è piuttosto disarmante l’appello che viene dal Nepal: «Molti monumenti sono distrutti, ma abbiamo ancora infrastrutture e vogliamo accogliere ancora con grande calore tutti i turisti del mondo. Vorremmo contribuire a livello pratico a queste pregevoli iniziative legate ai Beni Culturali e alla loro tutela, ma non abbiamo un soldo per farlo», sono le parole di Sherpa. Del resto, poi, ognuno cerca di tirare un po’ l’acqua al suo mulino turistico, come scritto poco sopra, con il refrain di un impegno “totale” contro l’odio e per la tutela. Grandi complimenti al Governo italiano arrivano invece dal Ministro alla Cultura egiziano, che parla di una splendida accoglienza, e di una città – Milano – incredibile. 
Domani si continua, e per chiudere con Renzi: «Siamo qui per dire “ci siamo” e possiamo reagire». Aggiornamenti in corso. 

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