28 agosto 2015

Da Napoli a Los Angeles, tra virtuale e post human. Carla Viparelli e il lungo viaggio del silicio

 

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I lettori di romanzi di fantascienza conoscono bene le implicazioni etiche e morali del silicio. Il secondo elemento più diffuso sulla Terra, dopo l’ossigeno, viene largamente impiegato nelle applicazioni ad alta tecnologia, per la sua struttura di semiconduttore puro, oltre a essere un costituente dei tessuti umani. Giocando su questa ambivalenza, la perifrasi “coscienza al silicio” indica le complicazioni esistenziali che devono affrontare le evolute intelligenze artificiali nei racconti sci-fi, dai robot di Isaac Asimov a quelli di Philip K. Dick, dopo aver preso consapevolezza del proprio essere. 
Un ragionamento tra il cogito di Descartes e i misteri insondabili di Apple, tra la trasparenza del virtuale e le suggestioni del post-human, che Carla Viparelli affronterà in Silicosophy (sopra l’opera omonima) la mostra, a cura di Cynthia Penna, visitabile dal 12 settembre 2015, alla Gallery Sixty29 di Culver City, centro della contea di Los Angels e sede degli studi cinematografici di MGM Studios e Sony Pictures Entertainment. 
«Dal silicio si dipartono due ordini di realtà apparentemente opposti: la natura e la tecnologia, che esso contiene in nuce» ha detto l’artista napoletana che, in occasione della mostra, terrà un incontro con il pubblico, all’Italian Institut Culture di Los Angeles, istituto molto attivo nell’impresa di diffondere le esperienze made in Italy. Un riconoscimento significativo – in contemporanea con “Le Onde: Waves of Italian Influence (1914-1971)”, la retrospettiva, all’Hirshhorn Museum di Washington, dedicata alle correnti del ‘900 italiano, con circa venti opere di Enrico Castellani, Giovanni Anselmo e Lucio Fontana – in una fase in cui l’influenza della ricerca artistica italiana, con tutte le riserve del caso sulla liceità della definizione di arte nazionale, sembra essersi affievolita, nella rete delle dinamiche globali. (Mario Francesco Simeone)

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