03 settembre 2015

Istanbul 3/Alla scoperta delle isole del mar di Marmara. Dove il paesaggio con rovine ospita eccellenti installazioni

 

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La seconda giornata della biennale di Istanbul si sposta fuori città. Destinazione Buyukada, una delle Isole dei Principi. Un luogo di per sé ammaliante, con ville di inzio secolo, alcune ristrutturate ed altre molto delabrè. È qui che Carolyn Christov Bakargiev che, come ha dimostrato anche a Kassel, ama molto l’estetica del paesaggio con rovine, ha ambientato molti dei progetti degli artisti. 
E sarà per queste location straordinarie e molto per la qualità degli artisti proposti, che il tour a Buyukada si rivela vincente. 
Imperdibile l’installazione Elettra della scozzese Susan Philipsz che propone suoni e foto dell’imbarcazione che Guglielmo Marconi ha utilizzato tra Genova e Trieste. L’idea di Philipsz è che il suono non si perde ma si propaga. E in questa casa semidistrutta permane il senso di mistero che lo accompagna. 
Di forte impatto emotivo anche l’installazione dell’inglese Marcos Lutyens: la carcassa di una barca rovesciata collocata dentro la stiva di una nave. E il pensiero va ai naufragi di oggi, alle stive cariche di morte delle barche che solcano il Meditarraneo. L’inglese Ed Atkins (il cui lavoro è prodotto dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo) mette in video un incubo: gli ultimi 30 minuti di vita di un uomo inghiottito nella sua casa da un terremoto e da un mistero, lo stesso forse che riguarda la Mizzi Mansion, bella ed enigmatica casa scelta come location.  
Un omaggio a Trotsky è O sentimental machine che Kentridge ha realizzato dentro l’hotel Splendid, aristocratico albergo dell’isola dove l’artista sudafricano ha mischiato possibili ricordi, ipotetiche lettere e altre memorie del rivoluzionario russo. E proprio nella casa dove ha abitato Trotsky, anzi alla fine del giardino che degrada ripido verso il mare, si spalanca la migliore sorpresa di Buyukada: lo zoo fantastico, anch’esso sponsorizzato da FSRR (The most beautiful of all mothers) di Adrian Villar Rojas. Che da solo vale il viaggio.

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