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Ai Weiwei, fresco di ritorno dal primo viaggio all’estero dopo quattro anni, ha postato ieri su Instagram e Twitter alcune immagini di un apparecchio da intercettazione trovato nel suo studio, nascosto dietro una presa elettrica. L’artista cinese ha poi pubblicato un video che ritrae qualcuno che fa scoppiare dei petardi in un secchio, proprio vicino all’apparecchio: “Riuscite a sentirlo?” è la frase di accompagnamento.
Weiwei ha dichiarato di aver trovato diverse cimici durante i lavori di ristrutturazione dello studio, ipotizzando che potessero essere state posizionate quattro anni prima, quando scontava 81 giorni in carcere senza essere mai stato accusato o condannato per aver commesso un crimine. L’artista è stato recentemente al centro di una polemica in patria, dove alcuni difensori dei diritti umani lo hanno accusato di esser stato troppo morbido in alcune interviste a un canale tedesco, nei suoi commenti sul governo.
In realtà non sono pochi gli atti di protesta di Weiwei nei confronti delle autorità. Nel 2012, all’indomani del suo primo arresto all’aeroporto di Pechino, Ai aveva montato delle webcam dentro casa sua che lo riprendevano senza interruzioni, per rispondere alle telecamere installate dal governo fuori dal suo studio. Poi ha iniziato ad appenderci intorno le tipiche lanterne cinesi e a lasciare un mazzo di fiori su una bicicletta parcheggiata lì davanti. L’artista in questi anni ha più volte risposto al controllo governativo attraverso le sue performance, ma Pechino non sembra averne mai abbastanza, contribuendo con ogni mossa a incrementare la notorietà di Weiwei.