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A cura di Jochen Volz e Gabi Ngcobo (Sud Africa), Júlia Rebouças (Brasile), Lars Bang Larsen (Danimarca) e Sofía Olascoaga (Messico), si terrà dal 10 settembre all’11 dicembre 2016 al Padiglione Ciccillo Matarazzo Padiglione, Incerteza viva (Live uncertainty), ovvero la 32esima Biennale di São Paulo.
Un titolo che è già un programma, e che non è niente male: la mostra si propone di tracciare un percorso di intelligenza collettiva, dove l’arte «che si nutre di incertezza, probabilità, improvvisazione e speculazione, allo stesso tempo tenta di contare l’innumerevole e misurare l’incommensurabile. Si fa spazio con gli errori, il dubbio e il rischio o le più profonde perplessità, senza eludere o manipolarle», ha spiegato il curatore Jochen Volz, preannunciando una biennale non solo molto poetica ma anche improntata allo sguardo sul clima, sulla scomparsa dalla diversità biologica e culturale, sull’instabilità economica e politica, e l’ingiustizia nella distribuzione delle risorse del terreno, nella migrazione e nella paura.
Insomma, tutto quello che è “incertezza viva” nel tessuto connettivo del nostro tempo. Non è un caso, infatti, che la Biennale si aprirà con quattro conferenze nelle quali si metteranno a fuoco anche (economicamente e socialmente) alcune regioni del Brasile, arrivando fino al Ghana, punto di ritorno per molti schiavi provenienti dal Brasile, al Perù e attraversando l’arte come un vero e proprio spazio pubblico. La Biennale, infatti, sarà costituita come un prolungamento del Parco di Ibirapuera all’interno del padiglione e, viceversa, numerosi progetti saranno commissionati per il polmone verde.
Bene, manca qualcosa? Ma certo, i 90 artisti e collettivi selezionati, tra i quali non figurano italiani: Alia Farid; Francis Alÿs; Henrik Olesen; Koo Jeong A; Mariana Castillo Deball; William Pope.L, tra tutti gli altri, su progetto allestitivo di Álvaro Razuk.