30 gennaio 2016

Bologna/Tra le perplessità, c’è una certezza: ad Arte Fiera non mancano le vendite, e nemmeno il pubblico

 

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Delle difficoltà che hanno accompagnato questa storica edizione di Arte Fiera, la quarantesima, vi racconteremo in un altro report, ma quel che è certo – per altri versi – è che la piazza di Bologna si conferma per molti galleristi come un ottimo luogo dove fare affari. E il pubblico, come immaginavamo, tra addetti ai lavori e moltissimi amatori, ha preso d’assalto i padiglioni già da stamattina. 
Soddisfatto il team di Sabrina Raffaghello, presente nella sezione MIA, con uno stand composto dalle fotografie di Michael Kenna, Franco Fontana e Oliviero Toscani (foto in home page) e Pier Paolo Pitacco: «Il fatto di essere associati alle Nuove Proposte e ai “Solo Show” non ha inficiato il nostro lavoro: abbiamo una buona posizione e, poi, i nostri collezionisti ci seguono in qualsiasi “posizione” siamo. E certamente è meglio dello scorso anno, quando il settore di MIA era stato messo dopo l’area dedicata al Moderno», ci dice Denise Sardo.
E da queste parti è soddisfatto di come sta andando anche Walter De Rossi, della E3 di Brescia, che presenta un solo show di Ugo La Pietra.
La prima volta di Luca Tommasi, dell’omonima galleria di Milano, ad Arte Fiera è ottima: «Ho venduto, il pubblico è numeroso e sono contento degli artisti che porto. E ho cercato di fare uno stand molto curato». E in effetti è proprio così: le pitture di Matteo Montani, Alberto di Fabio (foto sopra) ed Enzo Cacciola sono davvero ben allineate.
Soddisfazione anche Traffic Gallery di Bergamo, anche se in questo caso, ci dicono, «Dopo i contatti bisognerà vedere che effetto avrà Arte Fiera sul lungo periodo, anche se sono molti i collezionisti che vengono apposta in fiera».
Insomma, il “giro” non manca e di questo passo anche domani sarà una giornata bollente in fatto di visite, dopo il venerdì sempre un po’ in sordina. Per il resto…aggiornamenti in corso.

2 Commenti

  1. QUARTO REPORT di Luca Rossi
    #ArteFiera 2016
    Alla fine della fiera la vera sfida è vedere l’opera dove non c’è e non dove c’è. Ossia sviluppare un senso critico per curare al meglio il nostro “locale”, unico museo, unica fiera, unica mostra in cui possiamo incidere veramente. Questo per andare oltre al feticismo un po’ erotico e ossessivo del collezionista. L’opera di Fontana, il valore dell’opera di Fontana, non è nell’oggetto-opera di Fontana ma altrove. Bisogna capire come entrare in questo altrove. Gli artisti giovani e meno giovani continuano a ideare gingilli costosi per ricchi, benissimo. Ma fare questo senza una consapevolezza significa essere vetrinisti di lusso, operai delle pubbliche relazioni e burocrati della creatività. Non a caso il mercato, italiano e internazionale, tende a dirigersi verso artisti moderni e spesso deceduti: ossia valori sicuri, che hanno una storia; persone che evidentemente avevano un’urgenza forte e il cui percorso non è legato ad un giovanilismo effimero in cui tutti risultano omologati. Poi trovi gallerie importanti che hanno anche artisti giovani per coprire la fascia di prezzo bassa: 2000-3000 euro. Forse 5000. Un giovane ci vuole per far apparire la galleria giovane, poco importa dei contenuti, anzi i contenuti sono facilissimi e devono essere un facile standard (provate a guardare la programmazione della P420 per capire cosa intendo). Gli artisti, paradossalmente, sono i più deboli della catena alimentare. Se prendo degli scatoloni in strada e li porto da Galleria Continua e dico che sono di Mario Gomez, nuova stella nascente dell’arte cubana, io vendo quei cartoni per 4-5 mila euro. Quindi è ovvio che l’artista non serve a niente. Forse serve il curatore come selezionatore e regista cool. Insomma, il mercato dell’arte vive sempre di più una deriva. Ma come biasimarlo se chiunque può progettare in casa il proprio iPhone, e lo può vendere in base a DOVE lo vende e a CHI lo sostiene? Oggi Bourriaud ha detto che il selfie di una ragazza ultrafamosa su Instagram sia interessante. Mi sembra significativo che artista, primo spettatore e contenuto coincidano, ossia la fine del mercato. La fine della fiera.

  2. Arte Fiera:Evento artistico o mondano?

    ArteFiera a Bologna: fiera dell` arte o evento mondano? I dubbi mi sono venuti quando lo scorso anno sul sito ufficiale fu celebrata, con un articolo in grande evidenza, la “prestigiosa” partecipazione di Lapo Elkan a cui io avrei persino precluso l’ ingresso, chi ha visitato l’ odierna edizione riferisce che era frequente incontrare “illustri” ,i cosiddetti VIP, personaggi quali noti imprenditori, calciatori , allenatori , attori, politici etc… quasi tutti accomunati da un ricco portafoglio inversamente proporzionale alla loro sensibilità artistica e competenza, non sorprendono quindi le scelte operate dai galleristi, in una logica utilitaristica dettata da criteri rigorosamente dettati dal profitto non si può dare loro torto. Perchè spendere soldi per produrre cioccolata da offrire a clienti privi del senso del gusto, quando si può propinare loro il noto surrogato marrone con simile consistenza? In un approccio che appare snaturato , le loro scelte sembrano caratterizzarsi da logiche rigorosamente imprenditoriali. E’ vero che la qualità di un opera non si misura proporzionalmente al tempo impiegato per eseguirla, ma quando riscontro che la quasi totalità delle “opere” esposte alla fiera hanno evidentemente richiesto un tempo di esecuzione inferiore alle 2 ore, mi chiedo quale ne sia la ragione, e trovo una sola spiegazione: trattano l` arte e gli artisti alla stregua di un qualsiasi prodotto commerciale prediligendo la quantità rispetto alla qualità. Mi chiedo se De Chirico o Dalì che in tutta la loro vita hanno realizzato un numero di quadri inferiore a quello che tanti di questi pseudoartisti realizzano in alcuni mesi, avrebbero trovato spazio nell’ ambito di queste fiere. Questi “artisti” , reclamizzati, e uso questo termine nella sua accezione più dispregiativa e commerciale, da imprenditori nelle vesti di galleristi e da parte di critici prezzolati, sono spesso mediocri o talvolta, quando dotati di talento, sono condizionati dalle tempistiche loro richieste, l’ arte informale, astratta, minimalista e concettuale offrono il fianco a questo approccio speculativo, ma non le stigmatizzerei in quanto tali, piuttosto le obbligherei ad una ricerca artistica seria, che pur potendo trovare espressione in molteplici tecniche e stili, non può prescindere dal talento, dalle idee, dall’ inventiva, dalla personalità, dal buongusto, dalla tecnica e dalla passione e tensione artistica, che hanno caratterizzato tutte le vere opere d’ arte realizzate nel corso dei secoli. Quando condizionati dalla propria mediocrità o dai tempi stringenti imposti, realizziamo un’ opera il cui pregio sembra limitarsi alla firma apposta, e la realizziamo affinché avidi galleristi e critici prezzolati confezionino la loro cornice dorata ed allettino ignoranti acquirenti, rechiamo una onta, offesa e vilipendio al sacro fuoco dell’ arte che ha animato nei secoli artisti, committenti, collezionisti, critici ed estimatori. Lo stesso termine impiegato “fiera” nella sua etimologia e nel suo uso comune non si addice ad un evento artistico, ma si connota per la sua natura prettamente e meramente commerciale a cui purtroppo questi baracconi sembrano essersi ridotti.

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