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Stavolta non si parla di un anno o due, ma di un trend lungo 13 anni, dal 2000 al 2013. Questo è il lasso di tempo preso in considerazione dell’Agenzia Svimez, sulla base del Ministero dello Sviluppo, per quanto riguarda la spesa pro-capite in cultura degli italiani.
Il risultato? Al solito non sembra essere molto consolante, visto che si parla di un meno 30 per cento nel Mezzogiorno (da 126 euro a 88 per persona), e di meno 25 per cento al Nord, anche se nel 2013 per ogni cittadino del Nord è stato speso per la cultura il 35 per cento in più di quanto speso per un cittadino del Sud.
Il peggio ovviamente è stato nel trienno di crisi 2009-2012, quando nel mezzogiorno la spesa per cittadino, annuale, in cultura, era stata di 17,3 euro.
Un vero disastro, associato alle problematiche dell’occupazione e anche alle mancate erogazioni da parte dello Stato, visto che – se si considera solo l’anno 2013 – ogni cittadino del Nord ha ricevuto beni e servizi per la cultura in un 35 per cento in più di quanto ricevuto da un cittadino del Sud.
Le regioni a cui è andata peggio nell’arco di questi anni? La Toscana, che ha perso il 39 per cento, la Calabria, quasi il 44 per cento e l’Emilia-Romagna, con oltre il 38 per cento.
Insomma, avevamo bisogno anche della Svimez che ci dicesse che la cultura non è bene di lusso ma, come la sanità e la scuola, andrebbero garantiti i livelli essenziali su tutto il territorio italiano?
Pensiamo di no, ma evidentemente forse c’è qualche ragione nel rimarcare, secondo l’inchiesta, la necessità di “definire un sistema di poteri e responsabilità che consenta una gestione adeguata del settore”. Aspettiamo le repliche!