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La foto di Ai Weiwei in posa come il piccolo Aylan non solo ha fatto il giro del mondo, ma ha fatto “arrabbiare” parecchi, scatenando invettive e polemiche contro il modus operandi dell’artista, sempre più business man e sempre “impegnato”. Anche il Guardian, tra gli altri illustri quotidiani, ha scritto che l’artista avrebbe decisamente altri modi per occuparsi del problema.
Chissà, magari tornando a fare grandi e memorabili installazioni, un po’ come era stato nel 2008, mettendo in scena Straight (foto sopra), ovvero le 150 tonnellate ricavate dalle sbarre di metallo che componevano i muri delle scuole crollate durante il terremoto del Sichuan, nel quale persero la vita centinaia di bambini.
Ora c’è una nuova speranza: dopo la documentazione instagram sull’isola greca di Lesbo, sulla situazione dei migranti, pare che la prossima installazione dell’artista dissidente sarà composta da 14mila giubbotti di salvataggio arancioni. Speriamo.