24 febbraio 2016

Si fa presto a dire disservizi. CoopCulture non ci sta, e si difende dalle accuse per le file all’ingresso del Colosseo

 

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Già finita nel mirino pochi giorni fa, imputata di essere una delle aziende che lucra a scapito di un bene pubblico, il Colosseo, CoopCulture si difende dall’ultima offensiva. 
Il tema? Gli ingressi rallentati all’anfiteatro Flavio, a causa di motivi legati ai controlli di sicurezza.
“Appaiono assolutamente speciosi e non veritieri i tweet polemici rivolti a CoopCulture da parte di alcune guide, che hanno coinvolto anche associazioni di consumatori”, si legge in una nota stampa, dopo che la società è stata accusata di essere responsabile delle attese. “CoopCulture anche nelle situazioni più difficili ha sempre assicurato rapidità nella vendita dei biglietti e rispetto per le prenotazioni acquistate. Le misure di sicurezza non possono essere usate per montare sterili polemiche. Ci dispiace che si producano per motivi diversi dal nostro lavoro dei rallentamenti ma speriamo che cittadini e turisti ne comprendano i motivi”. Qualcosa da farsi perdonare, o semplice politically (policy) correct?

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