18 marzo 2016

Alta stagione al Colosseo con prenotazioni inutili, mancata segnaletica e file interminabili. Ecco lo scenario che traccia l’Associazione Guide Turistiche Abilitate di Roma

 

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Chi paga due euro in più a biglietto per saltare la fila, la fa lunga il doppio. Poi c’è la questione dei varchi: su 80 potenzialmente disponibili, ne sono aperti due. C’è un anno e più di dichiarazioni di questi problemi, che creano lunghi tempi di attesa per entrare al Colosseo, da parte dell’Associazione Guide Turistiche Abilitate di Roma, ma pare che la Soprintendenza stia zitta zitta.
Insomma, si preannuncia una Pasqua bella calda per il simbolo di Roma: “Per assurdo, la fila per coloro che hanno pagato di più, negli ultimi due giorni, era il triplo di quella riservata a chi non aveva il biglietto. Purtroppo, tale discriminazione si è riscontrata nel corso di tutto il 2015. E moltissimi visitatori rinunciano, scoraggiati dai tempi di attesa, pur avendo già pagato! Ieri si è raggiunto il limite: persino i gruppi con prenotazione – che prenotano proprio per avere la certezza di un determinato orario e per rispettare i tempi del loro programma di viaggio – hanno aspettato fuori da un’ora a un’ora e mezzo, solo per passare i controlli di sicurezza”, è l’allarme che lancia l’AGTAR.
Un fallimento anche per la società di gestione (in questo caso la biglietteria ufficiale è gestita da CoopCulture), spesso tirata in ballo anche per l’incapacità di “collaborare” con le guide private. 
E la Presidente dell’Associazione, Isabella Ruggiero, ha fatto presente anche un altro problema, la cui soluzione potrebbe essere di difficile attuazione, visto che si tratterebbe di aumentare personale: Il numero dei varchi di accesso è inadeguato: «le arcate sono tutte funzionali, ma oggi per far entrare una media di 25mila visitatori al giorno ne sono aperte solo due! Bisogna aggiungerne almeno un altro varco per assicurare l’entrata veloce a chi paga i diritti di prenotazione – e continua: Dopo un anno di segnalazioni lasciate cadere nel vuoto, a una settimana da Pasqua, ci ritroviamo nella stessa situazione del 2015».

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