24 maggio 2016

Il direttore del V&A Museum Martin Roth è contrario alla Brexit. E prefigura un trasloco di massa della scena artistica londinese verso Berlino

 

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Il tema della Brexit, ossia l’abbandono dell’Unione Europea da parte della Gran Bretagna che sarà l’oggetto di un referendum il prossimo 23 giugno, è sempre più al centro delle preoccupazioni del gotha dell’arte britannica. Dopo che quasi 300 artisti del Regno Unito hanno firmato un appello per restare nell’Ue, sottolineando i rischi di un’eventuale uscita, anche il direttore del V&A Museum di Londra Martin Roth ha voluto dire la sua su questa possibilità. 
Roth, di passaporto tedesco, ha addirittura prefigurato un trasloco di massa della scena artistica londinese nella fervente Berlino, già mecca dell’arte contemporanea. Intervistato dalla rivista di settore Monopol, il direttore ha ricordato che gran parte dei 4 milioni di visitatori del museo di Londra viene dal continente, un flusso turistico che potrebbe subire un calo in caso di abbandono dell’Unione. Roth ha ricordato che quello dell’arte è un mondo cosmopolita per definizione, che certamente non può beneficiare di una chiusura verso l’esterno che danneggerebbe in primo luogo i cittadini britannici. Il problema fondamentale, secondo Roth, risiede nel fatto la Brexit è sempre stata pensata in termini economici e commerciali, senza una riflessione approfondita delle sue conseguenze per il mondo della cultura.
«Quando parlo di Europa, mi riferisco alla musica, alla filosofia, all’arte e alla scienza, allo sport e al linguaggio. Quando i miei amici inglesi dicono Europa, intendono commercio, economia, e in qualche caso difesa», ha dichiarato il direttore tedesco. Nello spiegare il suo punto di vista, Roth azzarda un’interpretazione del desiderio di alcuni britannici di lasciare il continente, di «allontanarsi da un’Europa divisa, dalle crisi, dai nazionalisti, dall’estrema destra», aggiungendo che alcuni britannici vorrebbero tornare «ai bei vecchi tempi del Commowealth». Alle dichiarazioni del direttore tedesco hanno fatto eco quelle di Gabriele Finaldi, direttore della National Gallery di Londra, che ha ricordato le numerose relazioni tra le istituzioni culturali europee che, se la Brexit diventerà realtà, saranno senza dubbio compromesse. (gt)

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