20 giugno 2016

Kurt Cobain: vita, morte e arte in una mostra itinerante. E forse decisamente improbabile, intorno alla produzione privata del mito del Grunge

 

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Che dei morti (e di quello che hanno prodotto in vita) si raccolgano anche i brandelli è cosa nota. Ma è ancora più evidentemente quando i morti sono illustrissimi, come può esserlo Kurt Cobain, il leader massimo della musica grunge e a capo dei Nirvana, suicida nel 1994. 
Stavolta a mettere mano ai suoi cimeli, che comprendono anche – stando alle dichiarazioni – una serie di dipinti mai visti prima e realizzati dal cantante, è il discografico Jeff Jampol, che gestisce un certo numero di “real estate” di musicisti scomparsi con la sua Jampol Artist Management, e che nella scuderia oltre a Cobain conta anche Janis Joplin e Otis Redding.
La mostra, per ora, si sa che sarà itinerante (e come non poteva esserlo) e composta anche beni privati dell’artista. Al progetto pare stiano lavorando anche la vedova, Courtney Love, e la figlia della coppia, Frances Bean Cobain, che pare abbia preso il controllo della tenuta del padre nel 2010. 
Insomma, del cadavere non si butta via niente. E non è ben chiaro se gioire di questa nuova “esclusiva” per i fan sia un “rendere omaggio”, o un accanimento bello e buono a chi dovrebbe riposare in pace, senza veder svelate anche opere che – forse – per volontà dell’artista, sarebbero state meglio in un cassetto. 

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