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Energia e creatività nell’aria per l’inaugurazione del Mukanda Festival in Puglia, nel piccolo comune di Vico del Gargano, prezioso spaccato di architettura del sud Italia in cui è stata chiamata a raccolta tutta la giovane generazione che durante l’anno vive fuori sede, e non solo.
Musica, arte, architettura sostenibile, cibo locale e tradizioni: la formula per ridare vita al nucleo storico del paese, nel quale latitano gli investimenti per ristrutturazioni e attività commerciali. E se gli “adulti” lo hanno abbandonato, la formula per il recupero viene da i più giovani, che viaggiano per il mondo ma stanno dimostrando di riuscire parallelamente a dare nuova linfa ai loro paesi d’origine.
Una formula che l’infaticabile team di organizzatori vorrebbe estendere, come in un contagio, a tutte le situazioni di comuni italiani simili. Dopo una serie di incursioni definite pre-festival, ieri è stata ufficialmente aperta la tre giorni di eventi gratuiti che fino a domani scandiranno i pomeriggi e le serate del paese con workshop, raffinati djset e dibattiti.
Per gli allestimenti e le scenografie, dopo il successo nella scorsa edizione degli Orizzontale, sono stati coinvolti lo studio LAN (Laboratorio Architettura Sostenibile) e Studio9 mentre la scena murale è stata segnata dagli interventi degli artisti Giorgio Bartocci e Run. Gli interventi sui muri nella zona periferica del nucleo urbano, realizzati con il contributo di Viero Paints, vanno a creare un elemento di ricucitura tra i luoghi marginali, più popolati dai residenti, e il centro storico del paese. In primo piano le tematiche relative al recupero delle pratiche agricole e dei cibi tradizionali ma anche quelle sulle questioni legate all’immigrazione di gente che fugge da scenari di guerra, come i richiedenti asilo: è questo infatti il tema della mostra fotografica “Humans” di Matteo Casilli, realizzata in collaborazione con l’associazione Intersos. In tempi di crisi e conflitti sociali, anche fra generazioni, un’iniziativa che è davvero una buona notizia per tutti. (Mariangela Capozzi)
Foto: Pasquale D’Apolito