22 ottobre 2016

Gaetano Pesce è più vivo che mai, in polemica con Firenze. E la mostra al Museo Novecento apre privata del suo pezzo forte

 

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La notizia che fosse morto l’artista e designer Gaetano Pesce si è per fortuna rivelata una bufala. È stato Vittorio Sgarbi a inventare questa storia nella speranza di indurre il sindaco di Firenze, Dario Nardella, a inaugurare l’opera di Pesce in piazza Santa Maria Novella prevista per ieri. Nardella, infatti, da deciso di non porre Maternità tradita nella piazza antistante il Museo Novecento quando ha saputo che l’artista non sarebbe potuto essere a Firenze per la presentazione poiché reduce da un intervento chirurgico. L’escamotage di Sgarbi, seppur geniale, non ha sortito l’effetto sperato e oggi si è aperta solo la piccola mostra nelle nuove sale del museo. Maternità tradita per il momento rimane chiusa nei magazzini nonostante il malcontento di Gaetano Pesce espresso anche in un comunicato rilasciato dal suo studio e nonostante le aspettative della gente curiosa di vedere l’opera posta nella piazza davanti alle architetture di Leon Battista Alberti e il muto dialogo con la Maestà di Duccio conservata all’interno della chiesa fino alla metà del Novecento.
La mostra di Gaetano Pesce (fino all’8 febbraio 2017), così privata di quello che doveva essere il suo più spettacolare e monumentale caposaldo, si sviluppa nelle due nuove sale che vanno ad ampliare gli spazi espositivi del Museo Novecento e presenta una mini-antologica che ha come tema la donna intesa come centro del mondo. Una serie di disegni realizzati in epoche diverse è il filo conduttore di tutta la mostra; tra questi il più antico, datato 1956 rappresenta una donna con un pugnale piantato nel ventre: questo sta a sottolineare come il tema della sofferenza, della sottomissione e della violenza sulla donna sia da sempre stato a cuore all’artista che nel corso degli anni non si è mai omologato agli schemi ed è diventato uno dei capisaldi della creatività italiana nel mondo. 
Nella prima sala è esposta una grande Up vestita dai colori vivaci circondata da alcune Up galeotte, a righe bianche e nere, ognuna delle quali è incatenata a una palla di ferro. Anche qui ricorre il tema della donna soggetta a soprusi e alla limitazione della libertà. La seconda sala invece propone un’esperienza emotiva e sensoriale, La sala dei sensi, nella quale con crudo espressionismo sono riprodotti odori, forti e acri, suoni e altri elementi che hanno l’intento di evidenziare le difficoltà di essere donna in un mondo ancora dominato dalla preminente figura maschile. (Enrica Ravenni)

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