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“La scomparsa di Vittorio Sermonti priva la cultura e la letteratura italiana di un grande intellettuale, un uomo poliedrico e originale che ha saputo parlare tanto agli studiosi quanto alle persone comuni incuriosendole e attirandole”. Partecipa così al cordoglio per la scomparsa dell’intellettuale anche il Ministro Dario Franceschini, con un comunicato stampa diffuso in mattinata.
Scrittore, regista televisivo e teatrale, attore, giornalista e “Dantista”, nonché docente all’Accademia d’Arte Drammatica e anche al Liceo Tasso di Roma; Sermonti era un vero e proprio divulgatore e Dante, appunto, è stato il progetto di una vita intera, rileggendolo, commentandolo, portandolo al vasto pubblico, seguendo le sue chiavi di lettura: «ragionare racconti» e «raccontare pensieri», diceva, alludendo alla traduzione in narrazione dei concetti e in concetti la narrazione e i personaggi, portando in pubblico i reading molto prima di Benigni.
Amico di Bassani, Pasolini, Parise, era nato nel 1929 a Roma e aveva lavorato con Paolo Poli, Vittorio Gassman, e studiato con Roberto Longhi, vivendo in Germania e a Praga, dove era stato tra il 1967 e il 1968.
Aveva aderito anche al Fascismo, in tenera età, per poi iscriversi al Partito Comunista. Forse per comprendere appieno questo grande personaggio un poco defilato dalla cultura di massa, nonostante tutto, sarà utile immergersi nel suo ultimo romanzo, Se avessero.