01 dicembre 2016

Miami Art Week/6. “Public” a Collins Park: una festa delle sculture poco riuscita, con un’eccezione: Ugo Rondinone e la sua coloratissima “Montagna”

 

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Nicholas Baume, direttore del Public Art Fund di New York (che dal 2017 sarà sostituito dal curatore Philipp Kaiser) anche quest’anno cura il settore “Public” di Art Basel, in larga maggioranza a Collins Park, di fronte al Bass Museum ancora in ristrutturazione, e un po’ sparso in città. In realtà, più che “Public” dovrebbe chiamarsi “Sculpture’s Garden”, visto che poco si fa se non piazzare di qua e di là opere tridimensionali (nemmeno monumentali, anzi) in giro per il giardino. 
E così, tra un vialetto e una palma, accecati da un’illuminazione dall’alto e non troppo accurata, si passa tra le figure in piedi di Magdalena Abakanowicz al “nuovo” Cristo di Tony Matelli: un povero Dio prodotto in serie e consunto dal tempo, che ha addosso una serie di avocadi. Amen. Poi i tre cubi aperti di Sol Lewitt (sopra), le costruzioni quasi bidimensionali di William J. O’Brien e Anthony Pearson rappresentati da Marianne Boesky, le “freccione” di Tony Tasset e i due manichini “Dissobbedienti” di Erwin Wurm. Disobbedienti perché, in abiti da ufficio, ballano o comunque sono in atteggiamenti non convenzionali. Poco importano le altre spiegazioni. Tutto qui? In effetti no: c’è la Miami Mountain di Ugo Rondinone (in home page), questa sì scultura in larga scala, coloratissima, composta di una serie di massi uno sopra l’altro. La festa è tutta per lui, anche perché lui, qui, resterà in permanenza. Tutto il resto se ne andrà, e non se ne accorgerà nessuno. 

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