16 dicembre 2016

“La terra inquieta”, dopo “La grande madre”. Fondazione Trussardi lancia la sua ultima mostra, stavolta in collaborazione con la Triennale di Milano

 

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Appuntamento dopo miart, e prima della Biennale di Venezia, con la Fondazione Nicola Trussardi che anche quest’anno – per la seconda volta – abbandona i progetti legati a singoli artisti e al recupero di spazi milanesi dismessi o fortemente connotati, e si va ad inserire in una istituzione rinata della città: La Triennale.
In collaborazione con il Settore Arti Visive, diretto da Edoardo Bonaspetti, il prossimo 28 aprile si aprirà al pubblico “La Terra Inquieta”. 
Sotto la cura di Massimiliano Gioni un percorso, con la presenza di oltre cinquanta artisti che arrivano da Albania, Algeria, Bangladesh, Egitto, Ghana, Iraq, Libano, Marocco, Siria e Turchia, solo per dirne alcuni, e con l’inclusione di documenti storici e oggetti di cultura materiale, la mostra vuole essere un’urgente dissertazione, per una possibile presa di coscienza, sulla coesistenza tra culture diverse: è la condivisione di un progetto, che ha l’ambizione di raccontare il presente come un territorio instabile e in fibrillazione.
“Il tema della mostra è una questione che non poteva non essere affrontata dalla Triennale di Milano. Siamo certi che la collaborazione con Fondazione Trussardi ci permetterà di produrre una mostra di grande rilievo collettivo che si svilupperà attraverso linguaggi artistici e connessioni inedite e profonde”, ha riportato nella comunicazione dell’evento Clarice Pecori Giraldi, Vicepresidente di Triennale di Milano. Un percorso che, insomma, focalizzerà ancora la capacità degli artisti di raccontare il presente sotto altre spoglie rispetto alla cronaca, attraverso una serie di macroaree: il conflitto in Siria, lo stato di emergenza di Lampedusa, la vita nei campi profughi, la figura del nomade e dell’apolide. La promessa? “Opere sospese tra l’affresco storico e il diario in presa diretta, in una concezione dell’arte come reportage lirico, documentario sentimentale e come testimonianza viva, urgente e necessaria”. Aggiornamenti in corso. 
Nelle foto: Yto Barrada / Couronne d’Oxalis (Oxalis Crown), 2006 / Courtesy Yto Barrada and Sfeir-Semler Gallery, Hamburg, Beirut (particolare)

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