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C’è chi ha scherzato sulla longevità di Dorfles: il critico è nato ben prima della Triennale di Milano, e in effetti – anche se la dichiarazione potrebbe passare per poco elegante – non è affatto errata.
Classe 1910, il decano degli “addetti ai lavori” con l’indole del pittore, arriva con una piccola mostra proprio in viale Alemagna a Milano, dove fino al prossimo 5 febbraio sono esposti diciotto nuovi disegni che proseguono una sua vecchia tela, Vitriol, del 2010.
Chi è “Vitriol”? Un personaggio fantastico, inventato dallo stesso Gillo Dorfles, che segue l’assunto latino e alchemico Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem che vuol dire “Visita l’interno della terra, e rettificando troverai la pietra nascosta”, misterioso invito a indagare la propria anima ed il proprio spirito per purificarsi. Un’interpretazione “magica” che hanno seguito Aldo Colonetti e Luigi Sansone, curatori della mostra, per cui l’incarnazione di Vitriol sarebbe proprio Gillo, che in una Sala Conferenze piena zeppa di estimatori ha ringraziato e scherzato per questa interpretazione «così originale, come originali non sono questi miei disegni».
Sui fogli, oltre a una serie di “occhi” che osservano il mondo, anche Goethe, Jung, Steiner e i moniti cari a Dorfles e a una creazione eclettica, dove la tecnica serve solo per mettere in luce un lato occulto. Quel lato occulto che difficilmente – spiega Colonetti – è difficile addirittura mettere in forma verbale. Ecco dunque l’arte, in soccorso. Quella vista occulta che, forse, è anche “sintomo” di longevità!
Nelle foto, Vitriol ® Gianluca Di Ioia – La Triennale