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Si dice che “il gioco è bello se dura poco”. Peccato che il “gioco” politico e polemico di Shia LaBeouf a New York, “He will not divide us”, “Lui non ci dividerà”, accanto al Museo delle Immagini in Movimento inaugurato lo scorso 22 gennaio e che avrebbe consistito in una performance lunga 4 anni, dove ogni passante in dissaccordo con la politica di Donald Trump poteva recitare il titolo, quasi in forma di mantra, davanti a una telecamera in streaming 24 ore sul sito del museo, è già stato smantellato.
Perché? Secondo il museo, situato tra i quartieri di Astoria e Woodside, nel Queens, è una piattaforma pericolosa anche per il pubblico: troppa violenza intorno all’azione, come è successo anche pochi giorni fa, quando lo stesso attore è stato arrestato dopo una rissa con dei neofascisti.
“Siamo orgogliosi di aver lanciato questa installazione di arte digitale coinvolgente e stimolante che è stata vissuta da milioni di spettatori online in tutto il mondo” ha scritto il museo, che nonostante la chiusura oltremodo anticipata ha riconosciuto che il progetto “ha generato una conversazione importante che ha consentito l’interazione tra persone provenienti da molti ambiti e con diversi punti di vista”. Che poi si sia venuti alle mani è un altro discorso. Vedremo se qualcun altro avrà più coraggio.