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Picasso diceva: «Un bravo artista copia, un grande artista ruba». La differenza è piuttosto sfumata ma sembra che l’appropriazione sia un movente ricorrente, se anche le fortune di un ancor giovane Michelangelo iniziarono proprio con una copia da un originale di epoca romana, quella della Testa di Fauno, oggi dispersa. Debita o indebita, questa pratica è stata studiata, analizzata, criticata, regolamentata e, infine, identificata in una corrente artistica, l’Appropriazionismo che, caso poi non tanto frequente per l’arte contemporanea, riesce ad assurgere anche agli onori della cronaca generalista. Vedi le abituali denunce affrontate dagli avvocati di Richard Prince.
Ma quand’è che la copia diventa originale? Magari sapremo la verità giovedì, 6 aprile, in occasione di un incontro al MAXXI in cui si affronteranno casi anche molto vicini all’intrigo internazionale, per le differenze giuridiche in materia di diritto d’autore tra uno Stato e l’altro. Ne parleranno David Nimmer, dell’UCLA di Los Angeles, un’autorità sul copyright negli USA, Michele Dantini, dell’Università di Perugia, l’artista Alberto Garutti, Bartolomeo Pietromarchi, direttore di MAXXI Arte, Massimo Sterpi, dello Studio legale Jacobacci & Associati, modera Alessandra Donati, dell’Università Milano-Bicocca. (MFS)