04 aprile 2017

La primavera del Madre ricomincia da tre. Con un tocco di archeologia. Ecco il nuovo programma espositivo del museo napoletano

 

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Un errore generato dal correttore automatico troppo intransigente, un musicista obbligato dalle camicie nere a lasciare l’Italia, un’immagine digitale sottoposta a infiniti processi di trasformazione. La bella stagione espositiva del Madre ricomincia da tre storie, da questi incipit divergenti per temi, linguaggi e cronologie e che danno il là alle personali di Roberto Cuoghi (Modena, 1973,) Stephen Prina (Galesburg, Illinois, 1954) e Wade Guyton (Hammond, Indiana, 1972). Una primavera-estate ricca di appuntamenti per gli spazi del museo napoletano che negli anni di direzione di Andrea Viliani, giunto quasi a fine mandato, è riuscito a ritagliarsi un ruolo di primo piano, proponendosi non solo come spazio di storicizzazione ma anche come centro propositivo di relazioni intessute su più livelli, sia istituzionali che individuali. 
Perché la mostra di Cuoghi, che aprirà il 26 maggio, è investita di una certa responsabilità, visto che è la prima retrospettiva di metà carriera, dedicata all’artista fresco di convocazione al Padiglione Italia e il cui percorso suscita una certa attenzione. Non a caso, la personale è organizzata in collaborazione con il Centre d’Art Contemporain, Ginevra, e con il Koelnischer Kunstverein, Colonia, e sarà l’occasione giusta per tentare uno sguardo d’insieme su questo universo in espansione, magari andando un po’ al di qua del nonsense del titolo, “Perla Pollina”. 
Dal dialogo tra Guyton, il suo inseparabile team di collaboratori, l’architettura del Museo e la città di Napoli, prende le mosse “SIAMO ARRIVATI”, apertura il 14 maggio. L’artista che unisce Pop Art e Concettuale con Photoshop, trasformerà gli ambienti del terzo piano nella sede di un workshop ancora in corso, momento finale di una residenza d’artista. 
La figura paterna è lo sfondo della personale di Prina, la prima in un’istituzione pubblica italiana, concepita dall’artista come seguito ideale delle due mostre presentate nel 2015 e nel 2016, alla Kunst Halle Sankt Gallen, in Svizzera, e al Museum Kurhaus Kleve, in Germania. A Napoli, l’artista e compositore ripercorre il viaggio che condusse il padre, clarinetto in una banda, dall’Italia fascista agli Stati Uniti d’America. “English for Foreigners”, che aprirà il 14 maggio, è l’inizio di questa narrazione e di quella di tutti i migranti, il cui primo passo per l’integrazione era sintetizzato nelle pagine del libro di grammatica inglese, sul quale si studiava durante la scuola serale. 
Il programma del Madre non si esaurisce nell’offerta di mostre e si diffonde tra l’archeologia e un museo da sfogliare. Il 18 aprile sarà presentato “L’Atlante dell’arte contemporanea a Napoli e in Campania. 1966-2016”, la monumentale pubblicazione a cura di Vincenzo Trione e con Olga Scotto di Vettimo, Alessandra Troncone e Loredana Troise. Attendiamo, invece, maggiori notizie su “Pompei@Madre. Materia Archeologica”, progetto dal titolo enigmatico, a cura di Andrea Viliani e Massimo Osanna, direttore della Soprintendenza Speciale di Pompei. Per ora, sappiamo che sarà articolato in più capitoli, da luglio 2017 a luglio 2018, e strutturato come una passeggiata tra manufatti di provenienza pompeiana, opere d’arte moderna in prestito dal Museo di Capodimonte e linguaggi contemporanei delle arti visive e performative, del cinema della letteratura e del teatro. 
Sopra: Roberto Cuoghi, D+P(IVM)mm/v, Courtesy Gemma De Angelis Testa, Milano. Foto © STUDIOBLU 2.0
Home page: Stephen Prina, He was but a bad translation. Veduta dell’allestimento alla Kölnischer Kunstverein, Colonia, Germania, 2011 © l’artista. Courtesy Galerie Gisela Capitain, Colonia & Kölnischer Kunstverein, Colonia, Germania, 2011. Foto © Simon Vogel

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