20 maggio 2017

Magnum Photos compie 70 anni. E li festeggia ricordando Robert Capa, Henri Cartier-Bresson e gli altri. Ma anche aprendo al nuovo

 

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Fondata da fotografi quali Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger, Maria Eisner, William Vandivert e Rita Vandivert, la Magnum Photos è una cooperativa detenuta in parti uguali dai fotografi membri e liberi di poter vendere i loro reportage nel mondo. Siamo nel dopoguerra, i fondatori di quella che sarà la Magnum si ritrovano disoccupati, in un momento così difficile fondano coraggiosamente un’agenzia, creando le loro regole che obbligano gli acquirenti a non modificare le immagini e a restare fedeli alle intenzioni editoriali dei fotografi stessi. 
Oggi, la Magnum Photos è una grande cooperativa fotografica che conta quasi 100 fotografi, con quattro redazioni, a New York, Londra, Parigi e Tokyo, e una rete di quindici subagenti che forniscono fotografie per stampa, pubblicità, televisioni, gallerie e musei. E, per festeggiare i suoi 70 anni, ha organizzato lungo il 2017 una serie di eventi tra mostre, colloqui e proiezioni in tutto il mondo. 
Partiamo da Parigi, da Le Bal, spazio espositivo che accoglie, fino al 27 agosto, la mostra “Magnum Analog Recovery”. Un percorso creato intorno all’archivio parigino dell’agenzia con una selezione di oltre 231 foto che vanno dal 1947 al 1977, tra icone del XX Secolo accanto a immagini inedite. L’esposizione parte con il reportage D-day del 1944 di Robert Capa, passando per Eva Arnold, con un reportage del 1960, presso l’Istituto per la non-violenza, che ritrae la ventenne Priscilla Washington, studentessa di colore in biologia all’Università della Virginia, che qui riceve un corso pratico di due ore per imparare ad affrontare qualsiasi aggressione fisica e verbale in vista di un sit-in organizzato nel ristorante del campus riservato ai bianchi. Ma anche Burt Glinn con la serie Prostitution (New York, 1971), un reportage in cui si aveva l’obbligo di non menzionare alcuna didascalia per evitare ritorsioni contro l’agenzia fotografica, o David Seymour che nel 1948, a Cassino, fotografò tre ragazzini davanti un bottino che vendono al miglior offerente. Di che si tratta? Di bombe da mortaio. Cronache dal mondo, insomma, che colgono, in attimi privilegiati, popoli, eventi, problematiche sociali e personalità dello spettacolo o della politica. 
«La verità m’interessa ma m’interesso di più alla natura della verità e alla relazione tra apparenza e realtà. La fotografia è totalmente sottratta alla vita pertanto assomiglia alla vita», dichiara Richard Kalvar (New York 1944), membro della Magnum dal 1977. E per continuare a scoprire i lavori di questi grandi della fotografia, che ritroviamo inoltre in alcune stazioni della metro parigina, facciamo un salto alla Magnum Gallery della capitale francese, che in questo momento ospita “Portaits d’Europe 1960-80” con foto di Cartier-Bresson, Bruno Barbey, Constantine Manos e Martin Parr. Invece, durante la fiera Photo London, che chiude il 21 giugno, la Magnum presenterà nuovi progetti firmati da Jim Goldberg e Mark Power accanto a opere di Carolyn Drake, Paolo Pellegrin e Max Pinckers, una new entry. Non mancano pezzi vintage di David Hurn e di Werner Bischof. Infine, da non perdere, presso il Centro Italiano della Fotografia di Torino, la mostra “L’Italia di Magnum. da Henri Cartier-Bresson a Paolo Pellegrin”, fino al 21 maggio, e presso il Museo del violino, a Cremona, “Life – Magnum, Il fotogiornalismo che ha fatto la storia”, fino all’11 giugno. (Livia De Leoni)

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