07 giugno 2017

Al Museo Marini di Firenze, i direttori si raccontano. Inzia Mauro Felicori, della Reggia di Caserta, che abbiamo intervistato in anteprima

 

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Schierati in prima linea, nel vivo dell’azione, protagonisti di un dibattito non più relegato al solo ambito culturale, pronti a incassare elogi e critiche. Si dice spesso che i musei siano cambiati, conseguenza ovvia delle grandi trasformazioni alle quali le nostre società sono sottoposte. Inevitabile che, insieme al luogo, all’istituzione, sia mutata anche la figura del direttore, le sue competenze e prerogative, il modo di intendere e interpretare il ruolo, ormai iconicamente identificativo del museo stesso e sempre più pubblico, anche nella sfumatura di mediatico. E di questi nuovi metodi, delle azioni quotidiane sul territorio, delle possibilità di sviluppo economico e sociale, ne parleranno proprio i diretti interessati, per Director’s cut, ciclo di incontri che si terrà al Museo Marino Marini di Firenze, in due fasi, a giugno e a settembre. Per il mese di giugno, protagonisti saranno Mauro Felicori, Reggia di Caserta, Emma Zanella, MA*GA di Gallarate, Anna Maria Montaldo, Polo d’arte moderna e contemporanea di Milano, Andrea Viliani, MADRE di Napoli, Giacinto Di Pietrantonio, GAMeC di Bergamo e Peter Assmann, Palazzo Ducale di Mantova. 
«Abbiamo pensato – dice Patrizia Asproni, Presidente del Museo Marino Marini, ideatrice del progetto – di condividere queste esperienze, spesso più conosciute e apprezzate all’estero che in Italia, attraverso coloro che più di tutti sono impegnati in uno sforzo di dialogo permanente, quei direttori di museo che con passione, dedizione e competenza rendono grande il nostro patrimonio culturale». Questo grand tour dal nord al sud della penisola, per esplorare i meandri dell’istituzione museale, quel dietro le quinte che risulta inevitabilmente affascinante, partirà oggi, da Mauro Felicori, direttore della Reggia di Caserta, che abbiamo raggiunto per un’intervista. 
Da Dirigente del Comune di Bologna, ruolo attraverso il quale si rivolgeva ai cittadini occupandosi di diversi servizi, a Direttore di un museo autonomo. Cosa ha mantenuto dalla passata esperienza? Come è cambiato l’approccio alla gestione dei beni pubblici e dell’utenza? 
«L’esperienza comunale per me è stata importantissima. Il Comune, più di ogni altro incarico pubblico, è tenuto a seguire i parametri di un’azienda di servizi. Ed è questo l’approccio che ho mantenuto per il mio incarico alla Reggia di Caserta. L’idea è che i musei siano aziende e, per questo, vanno condotte comparando obiettivi e risultati, applicando metodi di efficienza e processi di efficacia che, per me, sono necessari. Per esempio, usando la contabilità analitica, un sistema informativo e sistematico che si usava anche al Comune di Bologna». 
La rete dei musei del casertano è composta da realtà storicamente rilevanti ma, attualmente, poco conosciute. In questo senso, che ruolo può giocare la Reggia di Caserta sul territorio? 
«Anche in questo senso, devo molto alla mia esperienza comunale, che mi ha insegnato a vedere le cose da un punto di vista territoriale. Non è solo il Monumento Reggia a dover essere promosso ma tutto il territorio e a tutto tondo, tenendo in giusto conto tutte le sue tipicità, da quelle agroalimentari a quelle paesaggistiche. Devo dire di essere stato particolarmente fortunato, perché il paesaggio dell’entroterra è fantastico, come ho già detto anche altre volte, è una valle da Mulino Bianco. Penso anche agli altri capoluoghi, come Benevento, così ricchi di una storia densa ma non comunicata. Proprio questo è il fatto saliente, questa potenziale ricchezza non è adeguatamente promossa, la Regione deve attrezzarsi per fare in modo che il lavoro di promozione sia sviluppato e diffuso su tutta la Campania». 
La Reggia di Caserta è uno dei maggiori attrattori della Campania e non solo. Da quando è stato nominato, i numeri dei visitatori sono cresciuti ulteriormente, anche grazie a scelte coraggiose, come l’apertura del Giardino della Reggia nel giorno di Pasquetta. Come coordina gli enormi flussi? Come si coniuga l’esigenza del Ministero di incrementare l’aspetto della valorizzazione con i temi della tutela? 
«Le cose non sono affatto incompatibili. Non vedo problemi di tutela. I siti meno tutelati sono quelli dove non va nessuno. Certo, nelle domeniche di gratuità e in alcuni giorni, soprattutto di primavera, possono esserci criticità, per questo abbiamo previsto un numero chiuso. Intendiamoci, il problema della tutela esiste ma non può essere usato come argomento contro la valorizzazione. La Reggia era mento tutelata prima della Riforma del 2014. Per esempio, prima della Riforma si organizzavano concerti, io non ho accettato queste proposte. Comunque, la manutenzione straordinaria è un argomento problematico a prescindere dall’entità delle visite, perché un Monumento simile ha bisogno di cure molto particolari». 
Gli account della Reggia di Caserta sono molto seguiti dal pubblico dei Social Network. Quanto è importante questo tipo di comunicazione per un museo? 
«Se il museo deve funzionare come azienda, non può esisterne una senza l’adeguata strategia di comunicazione. Noi puntiamo molto sui Social Network, non solo per i costi contenuti ma anche perché rendono di più in termini di interazione, c’è più contatto con i cittadini. Il mio obiettivo è far diventare l’interazione un motore di qualità, possiamo migliorare le prestazioni anche con le critiche. Per esempio, con le segnalazioni di problemi tutti possono aiutarci migliorare. Per questo, uso anche la mia pagina personale, dove sono più libero di instaurare un dialogare, anche politico, con i miei contatti, ormai quasi 20.000. Ho intuito, fin dall’inizio della Riforma, che la comunicazione doveva riguardare anche il Direttore del museo. Siamo stati nominati in seguito a una selezione internazionale e tra molte polemiche, era necessario diventare personaggi pubblici. Comunque, i risultati sono visibili e li abbiamo monitorati con uno studio di sentiment analysis del Cineca, che ha analizzato oltre 50.000 interazioni fatte da parte di circa 25.000 utenti nel 2016. Il risultato è un sentiment medio del 75%. “Bella”, “bellissima”, “meravigliosa”, “fantastica”, e anche “direttore”, i termini più usati».

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