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Si trova accanto alle due torri “rivestite” dai sacchi di juta di Ibrahim Mahama, che già a loro volta sono spettacolari. Eppure, varcata la soglia dell’Hessisches Landesmuseum, vi troverete immersi in un’atmosfera ancora più particolare. In questa dOCUMENTA 14 che in queste prime ore ci sembra un’esposizione rigorosa e dai buoni concetti – espressi certamente meglio che ad Atene – il piccolo museo del paesaggio dell’Assia, nato nel 1913 e finito sotto le bombe e recuperato definitivamente alla fine del 2016, è da non perdere. Primo perché tra la sua architettura troverete echi liberty senza decori, senza fronzoli e senza patinature: solo linee curve, e nel giusto modo. Secondo perché i suoi scaloni, sempre più stretti, vi porteranno in cima a una sorta di piccola cupola che per certi versi sembra uscita da Vertigo di Hitchcock, dalla quale ammirare un panorama strepitoso su questa cittadina piuttosto brutta che dOCUMENTA, dopo la Seconda Guerra Mondiale, ha voluto riscattare anche in nome della sua quasi totale distruzione.
Terzo, ed è il motivo per cui siamo qui, per vedere una serie di allestimenti rigorosi per una serie di opere (poche) che – secondo le volontà curatoriali – vanno ben oltre la facile idea di rappresentazione, di identità e identificazione. E infatti, per non smentire le parole, il crescendo è garantito: si parte dalla bella e rigorosa sala “geometrica” e scultorea dedicata all’opera di Nairy Baghramian (in home page), artista iraniana classe 1971 e rappresentata da Marian Goodman, si sale con la grandiosa installazione del collettivo Mata Aho e si arriva ad un capolavoro di leggerezza, poesia e artigianato, forse lezioso, ma tant’è: sono le fotografie decorate con tipici motivi indiani da Gauri Gill (sopra), nato nel 1970 e di casa a New Delhi, con un curriculum a sua volta internazionale. Forse non ci sarà la magia della scoperta, ma la partitura funziona benissimo!