24 agosto 2017

Un bagno in Alta Irpinia. Ne parliamo con Mariangela Capossela, ideatrice di Sponzarti

 

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In alta Irpinia il mare non è ancora arrivato ma questi ultimi giorni di agosto potrete passarli ugualmente a mollo. Anzi, a sponzo, come si dice da quelle parti e come lascia intendere lo Sponz Fest, il festival ideato e diretto da Vinicio Capossela e che, arrivato alla quinta edizione, dal 21 al 27 agosto, trasformerà Calitri e gli altri paesi della comunità montana in provincia di Avellino, terra d’origine del cantautore, in uno spazio di condivisione tra esperienze, culture e linguaggi artistici. 
«Lo sponzamento è la perdita della rigidità, l’ammorbidirsi nel bagno di sudore liberatorio della festa, del ricreo, del sacro tempo dell’inutile. Le società arcaiche e il mondo contadino conservavano ancora nei geni il bagliore dei grandi riti dissipatori dell’antichità, che rinnovavano la terra scuotendola. Questa ri-creazione non è solo fisica, ma anche ideale», ha spiegato il cantautore. La rassegna, dedicata al centenario della Rivoluzione Russa, propone un ricchissimo programma, tra escursioni alla scoperta dell’appennino campano, proiezioni di documentari e film, laboratori per i più piccoli, cene al pascolo con cannazze, salsicce, fegatini e viscere alla brace, approfondimenti sull’identità rurale, sulla modernità e sulle storie, vicende anche macabre, à la Twin Peaks, come quella di Leonarda Cianciulli, detta dagli amici La saponificatrice di Correggio. Pezzo forte ovviamente i concerti, dall’alba al tramonto, come le sonorizzazioni di Massimo Zamboni, storica chitarra dei CCCP, gli intermezzi musicali della Fanfara da San Pietroburgo, i madrigali, le ballate, le cacce, i trotti e saltarelli del ‘300 italiano, a cura di Federico Maria Sardelli, fino a “La Gran Parata del ‘17”, con Emir Kusturica & The no smoking orkestra, Dobranotch e, ovviamente, Capossela. 
Ma tanto spazio sarà dedicato anche all’arte contemporanea, con SponzArt, sezione che quest’anno sarà curata da Tommaso Evangelista. Tra gli artisti inviati, il Collettivo FX, Andrea d’Amore, Michele Giangrande, Silvio Giordano, Michele Mariano, Virginia Zanetti che interpreteranno la dimensione performativa e relazionale del festival. In programma, tra interventi di street art, installazioni e performance, anche un omaggio a Pippa Bacca, artista tragicamente scomparsa nel 2008, nel corso di una performance in Turchia. Ne parliamo con Mariangela Capossela, ideatrice di SponzArt. 
Come si inserisce questa edizione di SponzArt all’interno dello Sponz Fest? In che modo i linguaggi artistici hanno riletto lo spirito della Rivoluzione Russa? 
«Fin dalla prima edizione dello Sponzfest, Sponzarti è stata la scommessa che anche l’arte contemporanea possa fare festa e agire nella comunità. Ben sapendo che la musica ed il teatro sono arti più immediate, con apparentemente meno filtri, ho creduto ugualmente che l’arte dovesse dare la sua risposta in un contesto non istituzionale, fuori dal sistema dell’arte. In un primo tempo mi sono sentita di dover dare quella risposta in prima persona in quanto artista a cui questo contesto chiedeva di dire qualcosa su tanti discorsi taciuti e dando voce a chi non ha occasione di farla sentire. Ho quindi cercato una pratica artistica in grado di interagire con la comunità ma soprattutto di agire in profondità su questioni rimosse, questo perché la mia traiettoria mi portava in quella direzione. 
Crescendo il Festival, anche la presenza dell’arte richiedeva altri punti di vista e dal 2014 hanno accettato l’invito diversi artisti (Claudia Losi, Adrian Paci, Dum Dum, Dem Demonio, Giovanni Spiniello) che avevano un legame diretto con la tematica del festival e/o col suo modus operandi. Sponzarti ha ogni anno contribuito a leggere la tematica o lo spirito del festival con un altro modo espressivo che agisce in due direzioni: quella di coinvolgere la popolazione e il pubblico ma anche quella di mettere in scena un’arte che non è tanto visibile nei contesti festivi. 
Quest’anno ho amplificato l’ultimo aspetto evocato facendo appello a un curatore, Tommaso Evangelista e ad una presenza più importante di artisti. La presenza di opere nello spazio pubblico é dunque più importante dando voce sia al linguaggio artistico che ai contenuti del festival che da esso vengono reinterpretati. La tematica rivoluzionaria diviene così presenza fruibile allo sguardo attraverso le istallazioni e i murales ma anche esperienza diretta e partecipata attraverso le performance. 
In particolare l’estetica della rivoluzione russa viene ripresa da Michele Giangrande alla luce di simboli italiani (l’ingranaggio nell’emblema della Repubblica Italiana); la rivoluzione come capovolgimento dell’ordine è invece al centro dell’istallazione di Virginia Zanetti che occupa lo spazio pubblico con un gigantesco manifesto di persone a testa in giù che sorreggono il mondo (I Pilastri della Terra). La performance di Andrea d’Amore, Ricavato, incarna la rivolta alla logica capitalista proponendo un momento di condivisione del tesoro nascosto da scavare insieme, sporcandosi tutti le mani col lavoro». 
Com’è recepita l’arte contemporanea nella Comunità Montana dell’Alta Irpinia? 
«L’Alta Irpinia è un territorio che conosco indirettamente, un luogo delle origini che proprio per questo non mi conferisce uno sguardo analitico dal quale per me è importante preservarmi per poter essere “creativa” Credo di non sbagliarmi troppo però dicendo che non mi pare ci siano sul territorio molte occasioni di confrontarsi con l’arte contemporanea. La mia esperienza con Sponzarti mi fa affermare con certezza che l’arte quando sa entrare in contatto con un punto sensibile della comunità non ha nessuna difficoltà ad essere accolta e a non restare quella presenza incomprensibile come accade spesso. In tutti i miei lavori collettivi qui l’arte è sempre stata presa e utilizzata con estrema naturalezza». 
Il Festival è legatissimo al territorio di riferimento e riesce ad attirare un pubblico vasto, al di là del bacino di utenza della zona. Le opere, tra installazioni e performance, riescono a entrare in relazione con entrambi i pubblici? 
«Sicuramente i due tipi di pubblico hanno abitudini culturali diverse. Direi che con il pubblico locale si è instaurata una certa fiducia che fa sì che ci sia un sano interesse e grande curiosità, spesso perfino entusiasmo ad ogni manifestazione artistica. Il pubblico di fuori arriva con grande desiderio di abbracciare gli eventi del festival ed è ben disposto a lasciarsi interrogare dalla presenza dell’arte». 
Il programma completo è consultabile qui

In home: Michele Mariano, Teatro Degli Alberi Uomo e Degli Uomini Cervo 
In alto: Virginia Zanetti, I Pilastri della Terra, foto Diego Mazzei

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