07 settembre 2017

Venezia, 74esima mostra del cinema/13. “Ammore e malavita”, ovvero Viva Napoli e i Manetti Bros.

 

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Divertente e coinvolgente con numerosi sprazzi di genialità e, come filo conduttore, un’ironia meravigliosa che solo Napoli poteva ispirare, il film Ammore e malavita diretto dai Manetti Bros., primo musical italiano (ma soprattutto napoletano) ad essere presentato in concorso al Lido ed in uscita il 5 ottobre nelle sale, riunisce, riuscendoci benissimo, la sceneggiata partenopea, il musical, il film d’azione e la commedia. «È un nostro film, non è un’aderenza ad uno schema, anche se abbiamo guardato a Grease, per l’equilibrio tra cantato e dialoghi – affermano i registi, per un film che ha raccolto in sala scroscianti applausi anche durante la proiezione e aggiungono – Partecipare alla corsa per il Leone d’Oro per noi è come se la Sambenedettese giocasse al Bernabeu». Noi del pubblico, dopo averlo visto, ne siamo usciti felici. Nel film convivono, trattati con un intelligente umorismo, tutti gli stereotipi sulla città e i suoi abitanti, ma narrandovi anche l’aspetto umano e disincantato dei napoletani, riuscendo così a disinnescare, finalmente, il sistema Napoli-Camorra-Gomorra, diventato da qualche tempo, il genere più popolare dei prodotti filmici – e di quelle terribili serie tv – sulla città. Interpretato da Giampaolo Morelli, Claudia Gerini, Serena Rossi, Carlo Buccirosso e Raiz (con una serie di ottime partecipazioni di artisti napoletani da Patrizio Rispo a Rosalia Porcaro, al signore della sceneggiata Pino Mauro), tutti bravissimi, il film è imperdibile e se la Giuria non si facesse venire il solito attacco di masochismo, premiarlo sarebbe una scelta coraggiosa e molto condivisa (pure meno sadica nei confronti di chi poi va a vedere il Leone d’Oro al cinema!).
Il film Sweet Country di Warwick Thornton, regista che ha diretto nella sua carriera documentari e film di finzione, è un western interessante più per i paesaggi che per la storia che racconta, in una struttura filmica piuttosto convenzionale e piatta della quale forse non se ne sentiva il bisogno, e parla di razzismo e violenza nell’Australia degli anni Venti. Senza dubbio evviva Napoli che, come i protagonisti cantano nella scena finale, è una città dove, malgrado tutto, quello che vi accade è assolutamente irripetibile e speciale. (Cristina Cobianchi) 

photo credit: Antonella Cazzador

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