29 settembre 2017

Nel segno del design. Ne parliamo con Giovanna Cassese e Marinella Paderni, per il Premio delle arti

 

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Non solo estetica e funzionalità ma anche attenzione agli argomenti sensibili della stretta attualità, dalla produzione sostenibile alle tipicità del territorio, per coniugare esigenze di piacevolezza e produzione. Il design è il futuro, una buona parte almeno, quella più vicina al quotidiano, e il futuro è adesso. Ed è molto simile a quello delineato dai progetti vincitori della dodicesima edizione del Premio Nazionale delle Arti Sezione Design (qui tutti i nomi dei premiati), organizzato dall’ISIA-Istituto Superiore Industrie Artistiche di Faenza e promosso dal MIUR, con il coordinamento di Giovanna Cassese e Marinella Paderni, rispettivamente presidente e direttore dell’istituzione dedicata all’alta formazione nel campo del design e della comunicazione, che abbiamo raggiunto per una intervista. 
Che tipo di opportunità il Premio può offrire ai partecipanti? 
Giovanna Cassese «Il Premio nazionale delle Arti costituisce dal 2003 una eccezionale occasione per valorizzare le eccellenze nel settore dell’Alta Formazione Artistica e Musicale, offrendo a tutti gli studenti l’opportunità di mettere in gioco la loro creatività e le loro competenze attraverso una virtuosa competizione. Il Premio è stato ideato all’interno di un progetto di larghe vedute, creando una rete di sinergie con istituzioni locali e nazionali, trasformando questa XII edizione in un evento complesso, arricchito da mostre e convegni, connotato da un naming programmatico: Future is Design. Per la prima volta, questa sezione dedicata al Design è sommamente inclusiva, avendo coinvolto tutte le diverse istituzioni che formano i designer del futuro, focalizzandosi l’ISIA di Faenza sull’importanza del dialogo, nell’ottica dello sviluppo armonico del sistema e con uno sguardo al panorama internazionale. Per un giovane è dunque una grande sfida e un’opportunità poter essere valutato, poter esporre e far conoscere il proprio lavoro». 
Marinella Paderni «Il Premio è una grande occasione per mostrare lo stato dell’arte nella cultura del progetto, dove sta andando la ricerca creativa nel campo del design e della formazione universitaria. Agli studenti partecipanti viene offerto uno spazio istituzionale fruibile al pubblico, dove esporre ed entrare in dialogo. Oltre ai riconoscimenti ministeriali, l’ISIA di Faenza si è impegnata a trovare ben 8 premi speciali, 3 per Design del prodotto, 3 per Design della comunicazione, 2 per il miglior progetto ceramico, offerti da istituzione pubbliche e fondazioni come l’AiCC-Associazione italiana Città della Ceramica, Fondazione Banca del Monte e Cassa di Risparmio Faenza, Fondazione Plart, festival Kerning, Rotary Club Faenza e l’azienda Elio Zini». 
Quali motivazioni può avere un giovane, per intraprendere un percorso di formazione nel campo del design? 
GC «Negli ultimi anni si assiste a una crescente fortuna del design e sempre più giovani scelgono questo percorso di studi. Grazie alla formazione dei designer secondo percorsi virtuosi potrà essere assicurato un futuro migliore al nostro Paese, puntando su un’eccellenza che costituisce una indispensabile risorsa culturale ed economica e che va salvaguardata come patrimonio di conoscenze. Oggi la parola designer sembra estendersi semanticamente a dismisura e investe tutti i campi e i momenti del vivere, dalla progettazione degli oggetti a quella dei servizi e dei processi. In un mondo dominato dalla rete assolutamente transmediale è chiaro che i giovani si sentano affascinati dall’opportunità di progettare un futuro diverso». 
MP «Il design oggi rappresenta ancora di più una risposta alle sfide del futuro e una possibilità per rilanciare l’economia. Pensiamo a tutto il made in Italy che ha sostenuto l’identità dell’Italia all’estero e le esportazioni negli anni scorsi; non solo, l’industria 4.0 e le imprese ecosostenibili (le economie del futuro) stanno impiegando sempre più giovani designer nella realizzazione delle app intelligenti e nei loro progetti». 
Design e comunicazione, due ambiti sempre più ramificati e influenti nell’esperienza quotidiana. Come immaginate il loro futuro? Come l’hanno immaginato i partecipanti al Premio? 
GC «Sicuramente i macro ambiti del Design, il prodotto e la comunicazione, troppo spesso sono ancora separati, sia sul pano della ricerca che su quello della riflessione teorica. È necessaria una formazione secondo un modello didattico che formi a trecentosessanta gradi, che induca alla riflessione e al pensiero critico, che si fondi su una profonda cultura storica e teorica e su una forte consapevolezza tecnologica e laboratoriale. Lo scambio di idee, visioni, pratiche, progetti tra artisti e designer sta diventando un modus operandi che apre i confini alle contaminazioni. I saperi scientifici, tecnologici ed economici guardano con interesse alle abilità e alle competenze umanistiche, quando si tratta di elaborare nuovi modelli e forme inedite di progettazione del futuro, e viceversa. La mostra “Future is design” è un grande mosaico di idee e tendenze che coinvolgono il visitatore e che affascinano per innovazione, una costellazione di utopie, progetti, sogni, aspirazioni: una koinè di visioni di futuro! Un inestimabile patrimonio di vivacità culturale e di creatività che deve essere promosso come “atto critico” e “atto di resistenza”». 
MP «Tanti sono stati i progetti presentati nell’ambito del Design della comunicazione. È stata una bella sorpresa vedere come gli studenti e i futuri progettisti abbiano adottato sempre più un approccio etico e sociale, nella realizzazione di prodotti di comunicazione, libri, fanzine, ecc. Quali nativi digitali, la comunicazione è nel loro codice culturale e la impiegano sempre di più, per esprimere la loro identità individuale e collettiva, per parlare a comunità differenti, per creare nuove connessioni». 
Quali messaggi si possono trasmettere al pubblico, attraverso il linguaggio del design? 
GC «Il design, nel suo significato più ampio, come l’arte, riflette da sempre l’identità dei valori rappresentativi di ogni società e di ogni età, tassello insostituibile per narrare la weltanschauung di un’epoca. Il design è disciplina plurale e recentissima ma è sicuramente uno dei più affascinanti fenomeni culturali e socio-economici dell’età contemporanea. Oggi la definizione di design è sicuramente sfumata. Delimitare la questione pone sempre più interrogativi e apre a riflessioni che implicano molte discipline. In tutte le sue manifestazioni, il design è il DNA delle nostre società. Se vogliamo capire la natura del mondo moderno, è questo il codice che dobbiamo esplorare. Oggi, il pensiero convenzionale è superato dalla visione. Ed è pensiero incentrato sul futuro, che influenza ogni aspetto della vita umana. Puntare sui giovani significa quindi puntare sul futuro del design, incentivarne la ricerca e la produzione e riflettere sui nuovi scenari del terzo millennio. Entrambi figli di una stessa madre, oggi artisti e designer lavorano per costruire un mondo più attento all’uomo e alla sua storia e, per noi che li formiamo, il valore etico della bellezza acquista ogni giorno rinnovata centralità». 
MP «Come scrive Boris Grosy, oggi tutti praticano volontariamente o inconsapevol-mente l’autodesign. Partendo da se stessi e dall’ambiente che si abita, il design può diventare sempre più una modalità di espressione di sé, dei propri valori e dei modi di vivere, da condividere insieme agli altri».

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