10 ottobre 2017

L’effetto del Guggenheim su Bilbao. Si celebra Il ventennale di un museo che ha superato se stesso

 

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Quello del Guggenheim di Bilbao è un ventennale significativo e non solo per il museo che venne inaugurato nel 1997, a firma di Frank O. Gehry. Ricade in un momento difficile per tutta la Spagna, periodicamente attraversata da spinte indipendentiste e autonomiste che, con motivazioni e modalità diverse, hanno caratterizzato la storia del territorio iberico. La città fieramente basca deve molto al museo d’arte contemporanea, tanto che, negli studi che incrociano l’impatto economico e sociale con l’urbanistica, si parla di Effetto Bilbao, riferendosi all’onda lunga scaturita dall’edificio, proprio come suggerito dalla forma, ormai iconica e ancora avveniristica, di Gehry. 
L’economia del capoluogo basco, sempre trainante per la regione, era esclusivamente incentrata sull’industria pesante, le cui strutture occupavano le zone centrali della città ma già dai primi anni ’90 si iniziò ad avviare un deciso processo di delocalizzazione delle attività e di riqualificazione delle aree. Tra queste, la vecchia zona portuale sul fiume Nerviòn e il progetto di Gehry, presentato nel 1990, si inseriva esattamente in questa ampia pianificazione. In un primo momento, il progetto fu criticato per gli altissimi costi, interamente addebitati alla spesa pubblica, opinioni puntualmente smentite. È stato calcolato che i turisti che hanno visitato Bilbao nei primi tre anni dopo l’apertura del museo abbiano fatto entrare più di 100 milioni di euro nelle casse del governo autonomo. Questo solo per le tasse dirette, perché se poi si calcola l’indotto, sempre nel triennio di riferimento, si arriva a più di 600 milioni di euro. Senza contare tutti gli influssi, tanto percettivi quanto strutturali, diffusi da un museo che sul suo sito ufficiale ha una curatissima sezione chiamata “Fate turismo” dedicata alle maggiori attrazioni cittadine, e che è al primo posto, per il terzo anno consecutivo, nella classifica sulla trasparenza delle amministrazioni culturali spagnole, stilata dalla Fundación Compromiso y Transparencia. Una situazione che ha fatto scuola e che si tenta di replicare anche in altre parti del mondo, per esempio a Saadiyat Island, l’isola che vuole diventare il centro culturale di Abu Dhabi e sulla quale, a breve, aprirà anche una sede del Louvre, oltre che del Guggenheim. Oppure a Mystetskyi Arsenal, il complesso culturale di Kiev, e a Inhotim, il grande parco di Belo Horizonte dedicato alla scultura e voluto dall’imprenditore Bernardo Paz. 
Tornando in Spagna, per celebrare questo ventennale il Guggenheim ha organizzato una serie di eventi, che hanno in comune il marchio avveniristico. Si inizia da Chasmata, un evento organizzato in collaborazione con l’ESA-Agenzia Spaziale Europea, che congiunge non solo arte e scienza ma anche Marte e la Terra, i paesaggi da altri pianeti e gli spazi del museo, tra musica strumentale, elettronica e visual. A breve aprirà una grande retrospettiva su David Hockney, organizzata in collaborazione con la Royal Academy of Arts di Londra, mentre attualmente è visitabile una mostra dedicata a Georg Baselitz. L’11 ottobre, invece, si terrà Reflections, un video mapping in cui protagonista sarà ancora una volta l’edificio di Gehry, sul quale saranno proiettate le opere caratterizzanti della sua storia espositiva, dal ragno di Louise Bourgeois al Puppy di Jeff Koons. Interpretando, magari con una certa ironia, quell’impatto fagocitante della struttura architettonica sulle opere d’arte, una carica negativa con la quale il museo è sempre stato tacciato. 
Qui potete dare un’occhiata al calendario delle attività. (MFS)

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