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Gli ultimi cinquanta anni di storia dell’arte, tra tendenze, gruppi e individualità, opere e idee, pratiche e teorie, ordinatamente articolati sulla superficie di una pagina, che sia stampata o formato web, in italiano o in inglese. Perché Flash Art compie 50 anni e «andare a spulciare i vari numeri della rivisita è un modo per seguire il farsi dei movimenti», ha commentato Renato Barilli, tra gli intervenuti al simposio organizzato per celebrare la ricorrenza, il 28 e il 29 ottobre, all’Auditorium del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo Da Vinci” di Milano. Una due giorni di tavole rotonde divise per decadi, una piattaforma di incontro e scambio con i maggiori protagonisti degli anni Settanta, Ottanta, Novanta, Duemila e Duemiladieci, artisti, galleristi, giornalisti, curatori, direttori, critici, come, tra gli altri, Giovanni Anselmo, Piero Gilardi, Franco Toselli, Achille Bonito Oliva, Laura Cherubini, Giorgio Verzotti, Giacinto di Pietrantonio, Stefano Arienti, Carolyn Christov-Bakargiev, Grazia Toderi, Angela Vettese, Massimiliano Gioni, Marinella Senatore, Francesco Vezzoli, Andrea Viliani, Invernomuto, Eva Fabbris, Anna Franceschini.
La rivista venne fondata nel 1967 da Giancarlo Politi e, inizialmente, aveva sede a Roma, per trasferirsi poi a Milano nel 1970, mentre al 1978 risale la divisione tra Flash Art Italia e Flash Art International. Da quegli anni fino a oggi, con la nuova guida di Gea Politi, una lunga storia di collaborazioni con le personalità più influenti del sistema dell’arte italiano e non solo, da Rosalind Krauss a Hans Ulrich Obrist, da Francesco Bonami a Harald Szeemann, da Nicolas Bourriaud a Germano Celant. Proprio un articolo a firma dello storico dell’arte, critico e curatore genovese, «è stato senza dubbio il più importante della rivista», perché, secondo Christov-Bakargiev, «ha cambiato la storia dell’arte». Si parla, ovviamente, di Arte povera. Appunti per una guerriglia, pubblicato nel 1967 come manifesto di quel movimento destinato a conferire una spinta decisiva all’arte italiana, a partire dalle due storiche mostre, a Genova, nel 1967, “Arte povera e IM-spazio”, presso la Galleria La Bertesca, e ad Amalfi, nel 1968, “Arte Povera più Azioni Povere”, organizzata da Marcello e Lia Rumma. Quando la penna colpisce come l’opera.
In alto: Alighiero Boetti e Salvo a Vernazza (SP) (1969). Fotografia di Anne Marie Sauzeau