09 novembre 2017

Due secoli di fotografie, al Grand Palais. Al via Paris Photo, con grandi ospiti e molti italiani

 

di

Patti Smith che cura lo stand della galleria Gagosian, Vanessa Beecroft con una retrospettiva fotografica presso la losangelina Caroline Smulders e la napoletana Lia Rumma, Radical Feminism con Gina Pane, Francesca Woodman e Eleonor Antin presso la londinese Richard Saltoun, Ilse Bing, ovvero, The Leica’s Queen, presso la parigina Karsten Greve, Katy Grannan, con una magnifica foto di Barack Obama del 2016, presso la Fraenkel Gallery di San Francisco e, infine, Karl Lagerfeld quale inviato d’onore. 
Ecco qualche nome presente alla ventunesima edizione di Paris Photo che apre le porte del Grand Palais a due secoli di immagini fotografiche, presentate da 189 gallerie e 32 editori, provenienti da 30 Paesi, grazie alla codirezione di Florence Bourgeois e Christoph Wiesner. Per la terza volta, il Salon d’Honneur accoglie il settore Prismes, dove sono presenti grandi formati e installazioni, ed è qui che è allestita la collezione privata della appassionata gallerista Helga de Alvear, con la curatela di Marta Gili, direttrice del Jeu de Paume. Tra gli artisti qui esposti troviamo Chen Wei, Christian Marclay, Edward Ruscha, Rodney Graham, Thomas Demand. Uno stand interessante è quello della newyorchese Steven Kasher, che presenta Black in America: Four Photographers of the 1960s and Beyond con lavori in bianco e nero di Stephen Shames, Louis Draper, Shawn Walker e Ming Smith. «Questi quattro fotografi sono parte di un collettivo e hanno cercato di restituire, attraverso la foto, un nuovo sguardo sulla comunità africana-americana. Sono tutti pezzi unici che si vendono tra i 5000 e i 7000 euro. La nostra galleria ha dato visibilità a questi artisti che oggi sono presenti in istituzioni come la National Gallery of Art e la Tate Modern», ci racconta Cassandra Johnson della Steven Kasher. Coup de coeur per 1968: The fire of the ideas di Marcelo Brodsky, che abbiamo già incontrato all’ultima Biennale di Lione, presentato qui dalla Rolf Art & Henrique Faria. L’artista parte da foto in bianco e nero d’archivio, sulle quali interviene con colori e testi scritti a mano, per parlarci, attraverso il movimento del ‘68, di tutte le rivoluzioni che hanno fatto la storia. «Un allestimento più cartesiano rispetto a quello di Lione, qui a Paris Photo non c’è il posto per scrivere sulle pareti, ma tra una foto e un’altra, sono riuscito ad inserire questa frase che dice che – le idee del 68′ sono più interessanti di quello che stiamo discutendo adesso», ci ha raccontato Brodsky. 
Interessanti i lavori di Eva Schlegel presso la danese Bo Bjerggaard, Yto Barrada presso la Pace/Macgill (New York), James Casebere e Pierre & Gilles presso la parigina Daniel Templon, Matthew Pillsbury presso la Benrubi Gallery (NYC). Tra le new entry, la polacca Weronika Gesicka che trasforma le foto degli anni ’70, tra verità e fiction,  che abbiamo già incontrato al festival Circulations dedicato alla foto emergente e che approda a Paris Photo con la parigina In Camera. Non mancano gallerie e artisti italiani, come Luigi Ghirri, Gabriele Basilico, Franco Fontana e Mimmo Jodice, intorno ai capolavori architettonici italiani del Modernismo e del Post-Industrialismo, presso la Photo & Contemporary di Torino; Paolo Gioli, Guido Guidi, Mario Cresci, Franco Vaccari, Franco Vimercati presso la parigina Sage. La Paci contemporary gallery di Brescia presenta un solo show di Teun Hocks, ma cè anche Alex Majoli presso la newyorchese Howard Greenberg, nonché Galleria Continua di San Gimignano che presenta, tra gli altri, Pascale Marthine Tayou. Novità di quest’anno il settore films/vidéos, in collaborazione con MK2, mentre siamo in attesa dell’imperdibile Book Prize. (Livia De Leoni)

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