02 gennaio 2018

Dalla prima volta in Europa ai maestri contemporanei. Il 2018 della Fondazione Guggenheim

 

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Per la Fondazione Peggy Guggenheim di Venezia, sarà un 2018 all’insegna delle occasioni storiche da celebrare, con uno sguardo ai grandi maestri dell’arte contemporanea. 
In apertura il 27 gennaio, “Marino Marini. Passioni visive” a cura di Barbara Cinelli e Flavio Fergonzi, con la collaborazione di Chiara Fabi e di un Comitato scientifico composto da Philip Rylands, Salvatore Settis, Carlo Sisi e Maria Teresa Tosi. La mostra, la prima retrospettiva mai dedicata al maestro pistoiese, arriverà negli spazi veneziani dopo la prima tappa a Palazzo Fabroni di Pistoia e istituirà un inedito confronto tra più di cinquanta sculture di Marini e circa venti opere, dall’antichità al ‘900, dagli etruschi ai contemporanei, per situare organicamente la ricerca dell’artista nel contesto storico, tenendo conto della tradizione plastica di riferimento.
 Per “Josef Albers in Messico”, che aprirà il 19 maggio, a cura di Lauren Hinkson, saranno esposte fotografie, foto-collage e dipinti di Josef Albers, appartenenti al Museo Solomon R. Guggenheim di New York. La mostra includerà un gruppo selezionato di foto-collage sul Messico e dipinti concessi dalla Fondazione Anni e Josef Albers e raramente esposti, che permetteranno di analizzare la significativa influenza che i siti archeologici e i monumenti messicani esercitarono sull’artista tedesco, evidenziandone l’interesse per la geometria e gli elementi formali dell’architettura precolombiana. 
Il 2018 segna anche il 70° anniversario dell’esposizione della collezione di Peggy Guggenheim all’interno delle sale del Padiglione Greco, per la XXIV Biennale di Venezia, prima volta in assoluto che la collezione della mecenate veniva esposta in Europa. Trasferitasi in laguna nell’estate del 1947, Peggy Guggenheim fu invitata da Rodolfo Pallucchini, in quegli anni segretario generale della Biennale di Venezia, a esporre la propria collezione e fu la Grecia, in piena guerra civile, a offrire il suo Padiglione. La Biennale del 1948 è ricordata come l’occasione in cui l’Europa si aprì definitivamente alle avanguardie newyorchesi e sempre in quell’anno fu acquistato Palazzo Venier dei Leoni, attuale sede della collezione. Dal 25 maggio, nelle Project Rooms del museo sarà ricreato l’ambiente del Padiglione greco, allestito in quell’occasione da Carlo Scarpa. 
Il 2018 si chiuderà con un altro ricordo, questa volta per i 60 anni della scomparsa di Osvaldo Licini. Era il 1958 quando l’artista, che sarebbe scomparso di lì a poco, vinse il Gran premio internazionale per la pittura alla XXIX Biennale di Venezia, promosso dal critico d’arte Giuseppe Marchiori, amico di Peggy Guggenheim. La mostra, in apertura il 28 settembre e a cura di Luca Massimo Barbero, presenterà oltre 80 opere, mettendo in scena l’espressione della forza e della magia che ritroviamo nella pittura di Licini. 
In home: ph. Matteo de Fina 
In alto: Peggy Guggenheim nel padiglione greco della XXIV Biennale d’Arte di Venezia, mentre sistema Alexander Calder, Arco di petali, 1948. Fondazione Solomon R. Guggenheim. Photo Archivio Cameraphoto Epoche. Donazione, Cassa di Risparmio di Venezia, 2005.

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