14 gennaio 2018

Mario Testino, Bruce Weber e Anthony d’Offay. Nuove accuse di molestie nell’arte contemporanea

 

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Un ennesimo caso di sexual harrassment scuote il mondo dell’arte contemporanea. Questa volta, a finire sotto accusa, i fotografi di moda Mario Testino e Bruce Weber, accusati di aver assunto comportamenti sessualmente sempre più espliciti, ben oltre il limite consentito dal rapporto professionale, in diversi momenti della loro lunga e fruttuosa carriera. A scoprire le carte, decine di modelli ed ex collaboratori, tra i quali anche nomi molto conosciuti nell’ambito, come Ryan Locke, Robyn Sinclair e Terron Wood, i quali hanno raccontato le loro storie al New York Times, rivelando particolari molto simili tra loro e che fanno pensare, quindi, a un sistema ben collaudato. Gli uomini hanno ricordato, con notevole coerenza, sessioni private durante le quali Weber, le cui campagne fotografiche per maison come Calvin Klein e Abercrombie & Fitch sono diventate iconiche, chiedeva di spogliarsi e compiere alcuni esercizi di respirazione piuttosto inusuali, «alla ricerca della loro energia». E questa preparazione spirituale comprendeva anche toccare il fotografo. Invece, per Mario Testino, fotografo ufficiale della famiglia reale inglese e di celebrità come Madonna, oltre a essere tra le firme di Vogue e Vanity Fair, i resoconti risalgono alla metà degli anni ’90 e sono anche più gravi. «Se volevi lavorare con Testino, dovevi fare una sessione di nudo allo Chateau Marmont», ha dichiarato il modello Jason Fedele, che è apparso nelle campagne fotografiche che Testino realizzò per Gucci, negli anni ’90. La risposta non si è fatta attendere e attraverso i suoi avvocati, Weber ha fatto sapere di essere «particolarmente scioccato e rattristato dalle accuse oltraggiose, che nego assolutamente». Lavely & Singer, lo studio legale che rappresenta Testino, ha dichiarato che le persone che hanno parlato con il NYT «non possono essere considerate fonti attendibili». 
E non sono gli unici nomi eccellenti a essere saltati fuori in queste ultime ore. Al centro della polemica anche Anthony d’Offay, una delle figure più potenti nel mondo dell’arte contemporanea britannica, che dovrà affrontare accuse di molestie sessuali e comportamenti inappropriati da parte di tre donne con le quali ha lavorato. Il dealer settantottenne aprì la sua prima galleria nel 1965, a Londra e, fino all’anno della chiusura, nel 2001, ha esposto opere di artisti come Willem de Kooning, Carl Andre, Maurizio Cattelan, Lawrence Weiner, Jasper Johns, Ellsworth Kelly, Agnes Martin, Roy Lichtenstein, Gerhard Richter, Jannis Kounellis, Anselm Kiefer. Nel 2008, diede impulso al progetto Artists Rooms, una collezione internazionale di arte moderna e contemporanea, comprendente più di 1500 opere di circa quaranta artisti, tra i quali, Joseph Beuys, Andy Warhol, Jeff Koons e Damien Hirst, dal valore stimato di 100 milioni di sterline, donata alla National Gallery di Scozia e alla Tate Modern, in collaborazione con il National Heritage Memorial Fund, l’Art Fund e i governi scozzese e britannico. Le accuse di molestie risalgono al periodo compreso tra il 1997 e il 2004 e provengono da donne attualmente impegnate nel mondo dell’arte contemporanea che hanno deciso di parlare apertamente, raccontando le vicende al Guardian, nella speranza che la loro azione possa incoraggiare altre donne a farsi avanti. D’Offay, che il 19 dicembre si è dimesso da suo ruolo di curatore di Artists Rooms, ha respinto fermamente le accuse e afferma di non essere a conoscenza di alcuna indagine della polizia.

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