17 gennaio 2018

Un 2018 con Susan Hiller, Mike Nelson e il Jazz. Presentato il programma delle OGR di Torino

 

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Sembra passato già tanto tempo, eppure le OGR-Officine Grandi Riparazioni di Torino hanno aperto da soli 110 giorni. Dal 30 settembre 2017, questi nuovi e imponenti spazi, ambiziosamente restaurati, sono stati interpretati dalle opere site specific di William Kentridge, Patrick Tuttofuoco e Arturo Herrera, attraversati da oltre 100mila persone tra le quali praticamente tutti gli addetti ai lavori, messi alla prova da una collettiva visitata da 22mila persone e scandita da 70 opere, realizzate da 54 artisti e provenienti dalle collezioni torinesi. Su questo palco postindustriale, così affine allo spirito di una città in pieno mutamento, si sono avvicendati musicisti come Alva Noto, Giorgio Moroder, Ghali, ElisaKraftwerk, The Chemical BrothersPaolo Fresu, Noa e Vinicio Capossela. Sono stati presentati best seller iper contemporanei, come La vita segreta. Tre storie vere dell’era digitale, di Andrew O’Hagan, e Baci Feroci, di Roberto Saviano. Sono intervenuti 23 relatori per un simposio internazionale sui musei alla svolta post-internet. «Un successo che è andato certamente oltre le nostre aspettative e che dimostra come le Officine Grandi Riparazioni stiano diventando un luogo iconico, un place to be per un pubblico ampio e trasversale, italiano e straniero», ha commentato Massimo Lapucci, Direttore Generale delle OGR e Segretario Generale di Fondazione CRT, intervenuto questa mattina in una insolita conferenza stampa al buio, di impatto molto scenografico, per la presentazione del programma che animerà il nuovo anno. 
Tutte le sfide che si presenteranno nel corso di questo 2018 appena iniziato, saranno affrontate nel segno dell’innovazione, dell’inclusione e della formazione, «le parole chiave attorno alle quali è stata elaborata la mission delle rinate OGR con l’obiettivo di renderle non solo un contenitore di eventi, ma un ecosistema per lo sviluppo e la crescita del capitale culturale, sociale ed economico del territorio. Ad aiutarci, ci saranno Luca Cerizza, Barbara Casavecchia e Ilaria Bonacossa», ha aggiunto Nicola Ricciardi, Direttore Artistico, che avevamo sentito prima che tutto dovesse iniziare. Tre i nuclei tematici intorno ai quali si articolerà il calendario, OGR is Art, OGR is Music e OGR is More, spaziando dalle arti visive ai workshop di teatro, dai concerti alle performance, dai nuovi linguaggi alle ultime tecnologie, facendo attenzione alla sostenibilità e all’accessibilità. «L’ampiezza e la qualità dell’offerta, seppur fondamentali, non sono di per sé sufficienti a determinare il successo di un polo culturale complesso come le OGR. Per questo assumono particolare rilevanza alcuni progetti paralleli come il Public Program e OGR You della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, ma anche il decalogo italiano per eventi for all, vademecum redatto dalle OGR con Fondazione CRT, grazie alla collaborazione della Consulta per le Persone in Difficoltà», ha affermato Fulvio Gianaria, Presidente delle OGR. 
Così, il nuovo anno delle Officine inizierà con l’apertura di Transnatural shop, un nuovo concept space dedicato ai libri, agli oggetti e alle edizioni, progettato dal designer catalano Martí Guixé, che verrà inaugurato il prossimo febbraio nella Corte Est. E dopo Kentridge, Tuttofuoco, Herrera e la mostra “Come una Falena alla Fiamma”, i suggestivi spazi torneranno a dialogare con le sperimentazioni più avanzate di Tino Sehgal, Susan Hiller, Mike Nelson e del più giovane Rokni Haerizadeh
Ad aprire il calendario, il 2 febbraio, Tino Sehgal, con un progetto a cura di Luca Cerizza e appositamente pensato per il Binario 1 delle OGR. Più di cinquanta interpreti prenderanno parte a una complessa coreografia, pensata come un unico, grande movimento in continua mutazione. Il programma dedicato all’arte continuerà con Susan Hiller che, il 29 marzo, presenterà “Social Facts-Fatti Sociali”, a cura di Barbara Casavecchia. Il pubblico sarà invitato ad esplorare un percorso immersivo nel quale la sfida sarà trovare un orientamento, ascoltando racconti di esperienze inspiegabili, misurandosi con la fiction e la moltiplicazione delle immagini, tra fake news e bolle social. In estate, Rokni Haerizadeh realizzerà un progetto ad hoc, a cura di Abaseh Mirvali. L’artista iraniano e di base a Dubai, vincitore della prima edizione dell’OGR Award durante Artissima 2017, partirà dalla serie di disegni acquistati in occasione della fiera per dare forma al suo immaginario, in cui la pittura trasforma il bombardamento di notizie trasmesse dai media in visioni mitologiche. In autunno, in concomitanza con l’inaugurazione di Artissima 2018, aprirà la personale di Mike Nelson, tra gli artisti britannici più influenti e famoso per le sue imponenti installazioni. Dopo la labirintica e inquietante opera presentata alla Biennale di Venezia del 2011, nel Padiglione della Gran Bretagna, questa volta Nelson si misurerà con lo spazio del Binario 1, in un progetto a cura di Samuele Piazza
Molto spazio sarà dato alla musica, con un palinsesto di ampio respiro che ibriderà il sonoro con il visivo e il performativo, assecondando la tendenza alla trasversalità, dal clubbing alla sinfonica. Dal 26 al 30 aprile, il grande jazz, grazie alla collaborazione con il Torino Jazz Festival, mentre il 5 maggio si terrà il concerto dei New Order+Liam Gillick. Da febbraio ad aprile, Bred Mehldau, Yiann Tiersen e Michael Nyman riprenderanno le Piano Lessons, iniziate con a dicembre con Fabrizio Bosso. Rinnovate anche la collaborazioni con Club To Club, il seguitissimo festival di musica Avant-Pop, e con Artissima, per Artissima Sound, una nuova sezione della fiera dedicata alle indagini sonore nel campo del contemporaneo, presentate dalle migliori gallerie. 
Oltre all’arte e alla musica, il raggio di azione si allargherà anche alle nuove discipline, come per il progetto Learn & Play!, di TeamLab Future Park, il collettivo di sviluppatori giapponesi conosciuto al Padiglione Giappone di Expo2015, oppure per Playstorm, a cura del Teatro Stabile Torino, dedicato alla scrittura teatrale contemporanea, e ancora per The Newsroom, a cura di Studio Azzurro per La Stampa, uno spazio fisico in cui i lettori potranno esplorare il mondo del giornalismo. E poi, gli oltre 40 incontri gratuiti del Public Program, a cura di Ilaria Menolascina, che ci accompagneranno fino a dicembre 2018 con lecture, performance, conferenze e seminari. 
Gli appuntamenti saranno veramente tantissimi e non ci sarà un attimo di respiro ma, per il momento, chiudiamo con la musica di Giorgio Li Calzi, direttore del Torino Jazz Festival, che sale sul palco e riempe la penombra della sala con le sue note. 
Qui il calendario completo.

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