05 febbraio 2018

La street art, fuori e dentro di sé. Alice Pasquini ci parla del suo mondo

 

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The Unchanging World – personale di Alice Pasquini, visitabile fino al 17 febbraio, a Roma, alla Philobiblon Gallery, a cura di Federico Sordi e Matteo Ghirighini – è un viaggio tra il dentro e il fuori di sé, compiuto grazie alla psicanalisi e all’esperienza del CVTà Street Fest. Ce ne parla la street artist romana.
Di quale mondo parla la mostra? 
«Il mondo interiore espresso dalla casa delle bambole, ossia un oggetto infantile ormai in disuso. Il giocattolo, che Donald Winnicott chiama “oggetto transizionale”, accompagna il bambino nel distacco dalla dipendenza dai genitori alla formazione della personalità. Nel rapporto dentro/fuori di sé si muove l’artista che nella creatività si riappropria della transizione per mantenere l’illusione nella realtà. Il percorso espositivo esplora il modo in cui l’artista entra ed esce dall’illusione. 
La casa delle bambole assume le forme della galleria e viceversa: la casa non sarebbe la stessa se non fosse pensata per questa galleria. Attraverso un’installazione si entra in un’ambiente della casa delle bambole ricreato a dimensioni reali e visibile anche dall’esterno. Ho progettato e costruito la casa e l’arredamento pensando al bello dell’imperfezione e restituendo l’habitat in cui ho iniziato a dipingere. Un concetto romantico collegato all’arte urbana. Il catalogo riproduce lo sketchbook che ha generato la mostra attraverso i miei disegni pittorici e gestuali, caratterizzati dal ripetersi della linea. Le figure, sospese in momenti indefiniti, comunicano ciò che non si può spiegare». 
La casa in rovina si lega al festival di Civitacampomarano? 
«Il festival, tramite residenze artistiche e il coinvolgimento degli abitanti, tenta di salvare il paese dallo spopolamento promuovendo la tradizione locale culinaria e artigianale. L’arte è l’attrattore per mantenere vivo e ri-creare un luogo, per raccontare la resistenza di persone attaccate alle loro radici. Le bottiglie e le porte dipinte esposte provengono dal paese molisano; sono per me una sfida e una fonte di ispirazione. Un rifiuto riconvertito dall’arte in qualcosa di prezioso prova che l’atto di acquistare non è sempre necessario, per questo amo dipingere oggetti di riuso. La tela mi inibisce quanto un muro bianco, è una tabula rasa che devo sporcare per avviare il processo creativo». 
Cos’è la street art?
«Un movimento che nasce quando l’arte esce dallo studio e si unisce al bisogno di ridefinire il degrado delle periferie, di portare l’arte e la bellezza dove non se ne aveva nessuna concezione. Con la streetart torna in auge la pittura anche se non è equiparata all’arte riconosciuta dagli accademici che la vogliono elitaria». 
“Se non credi e non investi in te stesso perché dovrebbero farlo gli altri?” Ti ho sentito dire… 
«La felicità è difficile da descrivere e da comprendere eppure ci sono momenti chiari che vale la pena vivere. Non sai dove ti porterà un’esperienza ma hai la sensazione che sia la strada giusta». (Valeria Parisi)

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