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È scomparsa a Milano, il 28 febbraio, Angela Ricci Lucchi, instancabile pioniera del cinema sperimentale e d’avanguardia. Si ricordano la sua amplissima cultura, la curiosità e la raffinatezza, caratteristiche espresse anche nelle sue opere, sempre originali e stimolanti. Al suo lavoro, portato avanti con l’inseparabile compagno Yervant Gianikian, sono state dedicate retrospettive e rassegne al Museum of Modern Art di New York, alla Cinémathèque française, al Centre Pompidou, in una grande retrospettiva del 2015, e alla Biennale di Venezia.
Nata a Lugo di Romagna nel 1942, studiò pittura in Austria, a Salisburgo, con Oskar Kokoschka. Nel 1972, il progetto che le avrebbe cambiato la vita, una sorta di inchiesta, poi pubblicata per le edizioni Pari & Dispari, sull’idea personale della rosa. Tra gli intervistati, oltre a intellettuali come Cesare Zavattini, anche l’architetto di origini armene Yervant Gianikian. Da quell’incontro sarebbero nati non solo una vita insieme ma anche i progetti successivi. Dagli anni settanta, realizzò numerosi cortometraggi di cinema sperimentale e d’avanguardia, come Alice profumata di rosa, del 1975, la cui proiezione era accompagnata dalla diffusione di essenze aromatiche, Un’esperienza confluita nei lungometraggi e documentari degli anni Ottanta, portando la pratica dell’oggetto ritrovato nell’estetica del found footage. Una ricerca coerente ed elegante, riversata anche in film di forte impatto sociale e politico, come Dal Polo all’Equatore, Su tutte le vette è pace, Inventario Balcanico, Immagini dell’Oriente: Turismo da Vandali, Oh! Uomo, Ghiro Ghiro Tondo e Pays Barbare. Il loro lavoro, ancora non molto conosciuto in Italia ma apprezzatissimo all’estero, sorpattutto in Francia e Stati Uniti, viene puntualmente inquadrato in Yervant Gianikian, Angela Ricci Lucchi, pubblicazione a cura di Sergio Toffetti, per la casa editrice Hopefulmonster.