05 marzo 2018

Alchimia di marmo e luce. Al Maschio Angioino, Nino Migliori reinterpreta il Cristo Velato

 

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Con la mostra “Lumen | Cristo velato”, ospitata alla Cappella Palatina del Maschio Angioino di Napoli fino al 2 maggio, Nino Migliori suggerisce, attraverso 21 fotografie, una visione del Cristo Velato illuminato dalla sola luce delle candele. Per il pubblico contemporaneo, una interpretazione inedita dell’opera realizzata nel 1753 da Giuseppe Sanmartino ma coerente con «le intenzioni iniziali di Raimondo di Sangro che – ha rivelato Fabrizio Masucci, direttore del Museo Cappella Sansevero, dove è conservata la scultura – voleva porre il Cristo velato nella cavea sotterranea, illuminato da due lumi eterni di sua invenzione». 
Il progetto Lumen, iniziato nel 2006 in Emilia, accoglie l’intuizione che fu di Auguste Rodin e Medardo Rosso, entrambi consapevoli che la luce agisce sulle sculture modificandone le proporzioni, come la mano di un nuovo autore sovrapposta a quella dell’artista. Dopo aver fotografato le opere di Benedetto Antelami nel Battistero di Parma, le metope del Duomo di Modena, il Compianto sul Cristo morto di Niccolò dell’Arca nella chiesa di Santa Maria della Vita a Bologna, i rilievi di Agostino di Duccio nel Tempio Malatestiano di Rimini, il monumento funebre di Jacopo della Quercia per Ilaria del Carretto a Lucca, Nino Migliori ritrae il capolavoro di Sanmartino simulando la modalità di percezione visiva che, per secoli, ha accolto i visitatori. 
Dal led alla candela, dall’elettricità al fuoco, l’infinity room rivestita di specchi proposta da Marita Francescon ad apertura di allestimento simula un pronao di purificazione, transito necessario per accostarsi alla sacralità del Cristo deposto, «fotografato – spiega Migliori – da un trabattello di sei metri di altezza, nel buio totale, con la sola illuminazione di sei candele ai lati che chiedevo di spostare in modo millimetrico per raggiungere quell’espressione, quell’emozione che io per primo avevo avvertito la prima volta dinanzi a quest’opera». Particolari del volto, dei fitti panneggi barocchi, della simulata morbidezza dei cuscini, dei pizzi marmorei, dei simboli della passione, assumono un movimento che esula la fissità della materia e che resta impresso sulla pellicola per quella fluttuazione propria della fiammella della candela, sensibile a ogni impercettibile soffio d’aria. Così, la sindone marmorea – ancora oggi, nell’immaginario popolare, enigma alchemico più che perizia tecnica del Sanmartino – assume le sembianze di un ininterrotto flusso d’acqua e i bianchi e i neri nettamente definiti accentuano la drammaticità della composizione. 
La mostra “Lumen | Cristo velato” è promossa dal Museo Cappella Sansevero e dal Comune di Napoli – Assessorato alla Cultura e al Turismo in collaborazione con la Fondazione Nino Migliori. (Giovanna Bile)

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