26 marzo 2018

L’Ora X di Compagnia di San Paolo. Matteo Bagnasco ci racconta la call per progetti creativi

 

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La Compagnia di San Paolo conferma il suo ruolo cardine nella promozione e nello sviluppo di nuove progettualità legate ai nuovi linguaggi delle arti contemporanee: l’8 marzo si è aperta la call per la nuova edizione del bando ORA!. La novità è che, parallelamente, è stato attivato un altro bando, ORA!X, dedicato esclusivamente agli under 30 con l’obiettivo di coinvolgere e stimolare i giovani talenti creativi. Entrambi si basano sull’esperienza dell’edizione 2015 che è stata seguita da un’accurata attività di ricerca sui soggetti partecipanti. I risultati sono stati presentati lo scorso novembre a Torino e ne abbiamo parlato con Matteo Bagnasco, Responsabile Area Innovazione Culturale. 
Lo sviluppo del bando ORA! nel 2015 è stato innovativo anche grazie alla ricerca che ne è scaturita e che ha consentito di delineare le caratteristiche dei soggetti partecipanti. Quali considerazioni vi hanno portato ad attuare questa idea e come è cambiato il lavoro della sua istituzione alla luce dei dati ottenuti? 
«La prima edizione del bando e tutte le azioni connesse sono state un’occasione preziosa per entrare in contatto con gran numero di realtà creative e culturali del nostro Paese. Avevamo ricevuto 250 progetti e, al di là della loro valutazione e di chi poi sarebbe stato selezionato fra i migliori, questi rappresentavano in un certo senso uno spaccato della creatività e della produzione culturale contemporanea; da qui l’interesse a capirne meglio, attraverso una ricerca specifica, le caratteristiche principali, punti di forza e di debolezza, evidenziare alcune tendenze in atto. Tutto questo naturalmente anche per avere elementi per riprogettare nuove azioni della fondazione in questo ambito». 
Qual è l’identikit più ricorrente tra i soggetti che hanno partecipato? 
«La forma organizzativa prevalente è quella dell’associazione culturale, con un volume economico di attività piuttosto limitato e con una età media oltre i 35 anni; la distribuzione geografica vede naturalmente una forte prevalenza di Piemonte e Liguria, i nostri territori di riferimento; un 30% di progetti dal resto d’Italia però è un dato interessante per questo che era il primo bando esplicitamente rivolto a operatori da tutto il territorio nazionale. Da sottolineare ancora che per molte delle realtà partecipanti questa è stata la prima occasione di contatto con la Compagnia di San Paolo, che ha così potuto conoscere nuovi interlocutori». 
C’è un risultato della ricerca che vi ha sorpreso particolarmente? 
«Sicuramente la dimensione anagrafica dei partecipanti. L’età media degli artisti e dei progettisti coinvolti era piuttosto alta, mostrando una davvero minima rappresentanza della fascia tra i 20 e i 30 anni, che il bando non era stato in grado di intercettare, forse non solo per semplici questioni di promozione e comunicazione di questa opportunità. Si trattava dunque di ripensare uno strumento che valorizzasse l’apporto di quella specifica fascia di “produttori culturali”, irrinunciabile se vogliamo davvero parlare di innovazione in questo settore». 
Quali sono gli obiettivi che la Compagnia di San Paolo intende perseguire attraverso l’attivazione del bando ORA! e ORA!X? 
«La nuova edizione del bando ORA! conferma la volontà della Compagnia di sostenere produzioni che siano espressione delle ricerche più recenti e più interessanti nell’ambito della cultura contemporanea, progetti che dovranno dimostrare di essere solidi e innovativi anche dal punto di vista organizzativo e gestionale. Il bando ORA!X intende invece favorire l’emergere di idee creative di qualità, avanguardia, innovazione proposte da artisti e progettisti under 30 che, attraverso un percorso di formazione e di promozione di competenze che abbiamo progettato, sappiano tradursi in produzioni culturali innovative. Il nostro obiettivo è inoltre, attraverso i bandi, offrire un’occasione di arricchimento e rinnovamento dell’offerta culturale contemporanea dei nostri territori di riferimento, attraendo nuove realtà a produrre in queste aree favorendo l’emergere di produzioni e talenti che possano accreditarsi nel circuito della produzione artistico-creativa, favorendo la connessione con il tessuto di istituzioni presenti». 
In questa occasione avete attivato due bandi, uno per realtà progettuali già strutturate e stabili e l’altro per costruire un percorso di crescita per giovani e giovanissimi. Quali sono i motivi che vi hanno indotto a diversificare i target? L’analisi sui soggetti partecipanti verrà ripetuta? 
«Alla base di questa scelta c’è quanto dicevo prima sulla scarsa presenza di giovani fra i partecipanti alla scorsa edizione del bando, unita ad un’altra evidenza della ricerca che abbiamo condotto, ossia una frequente fragilità progettuale e gestionale e la carenza di competenze a questo dedicate. L’attenzione ai dati di conoscenza che un’azione come ORA! può generare è non solo confermata in questa edizione ma direi ulteriormente rafforzata. Abbiamo rivisto gli strumenti con cui raccogliamo le informazioni sui progetti in modo che queste siano più facilmente trattabili sin dall’inizio, per proseguire con attività di ricerca e analisi, in modo da poterle anche renderle condivisibili con operatori e altre realtà e, in un percorso speriamo virtuoso, progettare poi le prossime azioni». 
Un concetto chiave del bando e della ricerca è crossdisciplinarietà. Può chiarirci l’importanza di questo termine nella vostra strategia? 
«Quando è stato focalizzato l’impegno della Compagnia in tema di innovazione culturale ci è stato da subito chiaro che per parlare di produzione culturale contemporanea non ci si doveva eccessivamente ingabbiare in definizioni di generi e di conseguenza in strumenti troppo specifici di settore. I linguaggi della contemporaneità spesso sono a cavallo tra discipline e generi diversi, rendono meno netti i contorni fra di loro, si arricchiscono dalle contaminazioni. Certo la ricerca ci ha mostrato un dato interessante: la crossdisciplinarietà è tanto più forte e potenzialmente ricca quanto più prende avvio da solide ricerche e competenze monodisciplinari; non quindi un generico e indefinito mix ma percorsi di ricerca e creazione che si incontrano e si confrontano, andando oltre una semplice giustapposizione, promuovendo invece compenetrazione fra linguaggi espressivi diversi». 
La figura professionale del progettista culturale, come anche quella del fundraiser, sta diventando sempre più rilevante. Il problema, che emerge anche dalla vostra ricerca, è che molti non hanno una vera formazione in tal senso. Cosa si potrebbe fare secondo lei per dargli un riconoscimento ancora maggiore? Le università potrebbero fare di più? 
«A mio parere le occasioni di formazione nel tempo credo si siano ampliate e arricchite. Mi pare ci sia un generale problema di riconoscimento di determinate figure professionali, non tutti possono fare tutto e l’arte di arrangiarsi permette di arrivare solo fino a un certo punto. Per parte nostra, nei bandi stiamo sempre di più sottolineando la necessità di figure professionali precise, che richiediamo e analizziamo nei progetti che si candidano ad un nostro sostengo. L’Università gioca senz’altro un ruolo decisivo in questo e non a caso l’abbiamo individuata come partner nelle diverse fasi del bando ORA! e ORA!X, dalla sua progettazione, alla valutazione, ai percorsi di formazione e accompagnamento fino alle fasi di ricerca e valutazione». (Luca Liberatoscioli)

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