14 aprile 2018

Milano Art Week/16. A Miart, i dialoghi visivi di Mazzoleni, in collaborazione con Gagosian

 

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Con una ricca proposta espositiva inserita nella sezione ESTABLISHED, categoria Masters, affiancata a un’inedita collaborazione con Gagosian nella sezione GENERATIONS, Mazzoleni presenta un’estetica di dialoghi tra opere del secondo dopoguerra italiano e altre più recenti. Nella sezione ESTABLISHED, categoria Masters, aprono il sipario lunghi e colorati tagli di Hans Hartung, che riprendono quelli fisici di Lucio Fontana. Altri dialoghi interessanti in corso, sono quelli tra Gianfranco Zappettini e Piero Dorazio, tra i quali si sviluppa uno studio sulle sovrapposizioni di colore. 
All’esterno dello stand, campeggia David Reimondo, giovane artista nella scuderia di artisti di Mazzoleni dallo scorso gennaio, che presenta l’opera Traduzione, collegata alla sua mostra in corso in questi giorni (e fino al 3 giugno prossimo) al Teatro Filodrammatici di Milano, dove è esposta Linea etimografica (cotone sintetico, stampa UV, cm 43 x 2.250, audio MP3 1’21”), opera visiva e sonora composta da una lunga striscia di stoffa sulla quale è stampata una frase, quasi una dichiarazione di poetica, che dall’italiano si trasforma, pian piano, nella sua nuova “lingua”. Parallelamente, una traccia audio – realizzata in collaborazione con Tommaso Amadio, attore e codirettore artistico del Teatro Filodrammatici – riproduce la lettura della frase riportata sulla stoffa. 
Sempre sull’esterno dello stand, questa volta dal lato opposto, la galleria Mazzoleni omaggia Agostino Bonalumi. Un ampio spazio, poi, è dedicato alle opere storiche, con Picasso, De Chirico, Chagall e Savinio, mentre un altro è dedicato al giapponese Shigeru Saito, posto in relazione con Castellani. I chiodi trapuntati di Castellani evocano un ritmo che si riflette anche nella modularità della scultura di Saitu. 
Nella sezione GENERATIONS, Mazzoleni presenta per la prima volta una speciale collaborazione con la galleria Gagosian. L’intento è, anche qui, quello di inscenare un dialogo intergenerazionale, questa volta, tra Alberto Burri e Sterling Ruby, rispettivamente proposti da Mazzoleni e Gagosian. I due artisti si confrontano sul tema del deterioramento e della distruzione. Da un lato, Burri, figura di riferimento del secondo dopo guerra italiano, inserisce nel suo lavoro materiali di uso comune e resti della guerra passata. Arrivando negli anni ’70 a consolidare i suoi lavori più strutturati, i tableaux di cellotex, Burri trasforma questo materiale industriale nella sua materia di invenzione, al tempo stesso, di distruzione prediletta. Dall’altro, l’americano Sterling Ruby indaga la tensione tra deterioramento e rigenerazione, appropriandosi e manovrando in modo alchemico materiali di scarto, drappi strappati, stoffe dipinte, cartoni imbrattati, vasi di ceramica ricoperti di smalto. (Alice Ongaro Sartori
In home e in alto: Mazzoleni, Miart 2018, photo by Renato Ghiazza

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