22 aprile 2018

Un wallpainting da ascoltare.Fondazione Spinola Banna per il Primo Liceo Artistico di Torino

 

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Si intitola Segni per la speranza ed è l’ultimo progetto della Fondazione Spinola Banna per l’Arte, realizzato su invito della DGAAP-Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e periferie urbane del MIBACT. Si tratta di un opera murale di 365 metri quadri che diventa soundwork interattivo, da poter ammirare e ascoltare liberamente in rete su qualsiasi PC e dispositivo mobile, collegandosi qui. Stiamo parlando di un’opera multimediale che nasce per il recupero e la riqualificazione delle periferie urbane e precisamente il restauro del muro esterno del Primo Liceo Artistico di proprietà della Città Metropolitana di Torino. Un progetto coordinato da Luisella Molina, che risponde a un’esigenza di un ritorno alla bellezza e alla condivisione sociale, una riqualificazione avvenuta grazie alla sovrapposizione di più linguaggi, all’incontro tra la direzione artistica di Giuseppe Caccavale, per la sezione visiva, il compositore Stefano Gervasoni, per la parte sonora e il web music designer Marco Liuni (IRCAM, Parigi), per l’experience design. Alla realizzazione hanno partecipato, inoltre, la Fondazione Centro per la Conservazione e il Restauro dei Beni Culturali “La Venaria Reale”, il Politecnico di Torino, il Conservatorio Statale di Musica “Giuseppe Verdi”, il Corso di Laurea in Conservazione e restauro dei beni culturali dell’Università di Torino e gli studenti del Primo Liceo Artistico di Torino. 
Avviato nel 2016, il progetto ha interessato varie fasi realizzative. Decisivo il lavoro di recupero del muro: la prima pulitura è stato un intervento che ha coinvolto direttamente gli studenti, un’operazione di restauro che ha preparato il campo all’atto creativo. Sotto la guida di Caccavale, il wallpainting è stato composto da una serie di immagini testuali, di fonti letterarie e cinematografiche tratte dai lavori di Natalia Ginzburg, Vittorio De Seta e Abbas Kiarostami, tutte tradotte in francese, cinese e russo, scritte che mettono in risalto le diversità linguistiche e culturali, nonché frutto di schizzi e riflessioni avvenute durante i precedenti workshop. Successivamente si è pensato a come rendere fruibile un’opera murale realizzata a più mani, una fruizione partecipativa che, per Caccavale corrisponde a ‹‹viaggiare attraverso gli alfabeti degli altri››, un viaggio che intreccia differenti geografie visive, capace di riformulare il paesaggio a due passi dal fiume Dora, districando così flussi di parole che nascono da una visione comune, che lasciano intravedere un orizzonte esplorato dalle nuove generazioni. Il compositore Gervasoni ha pensato a come rendere fruibile una pittura murale attraverso l’incontro tra arte e tecnologia, ideando un muro sonoro interattivo capace di generare – secondo l’artista – ‹‹un rapporto di prossimità tra immagine e suono››. Facilitare l’interazione con l’opera non solo attraverso il linguaggio visivo ma anche tramite un’installazione web audiovisiva e la gestione degli aspetti tecnici è stato il compito di Liuni, del Politecnico e del Conservatorio di Torino. Ebbene, al gesto pittorico e allo sforzo collettivo viene aggiunto un suono e un’immagine digitale. Le modalità di ascolto, mai rettilinee, fanno in modo che un singolo elemento pittorico emetta un suono e che l’esplorazione visiva produca un’esplorazione della porzione dell’immagine dando la possibilità di inoltrarsi nel murale sino a percepire il dettaglio. Si favorisce così un ascolto tridimensionale: il rumore dei suoni registrati durante la realizzazione accompagnano l’esplorazione visiva e vengono attivati dall’utente. 
Un richiamo a quello che Umberto Eco denominava “forma aperta”. Ognuno è libero di percorrere la direzione intrapresa, di esplorare immagini e effetti sonori: ognuno è complice dell’autore. Un’opera che è l’ennesimo prodotto del grande lavoro di ricerca e valorizzazione della Fondazione Spinola Banna per l’arte e la cultura. Un’opera che vive del rumore e dell’operato dei giovani. (Rino Terracciano)

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