23 maggio 2018

I Libri de Il Ponte. Parla Stefania Pandakovic

 

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Il libro, che sia antico, raro o d’artista è uno degli oggetti più affascinanti e dei più collezionati. Il Ponte presenterà fra poche ora una grande asta dedicata a Libri e Manoscritti. A raccontarci qualche dettaglio del catalogo e della vendita è la responsabile del settore Stefania Pandakovic, approdata a Il Ponte dopo una lunga esperienza da Christie’s a Londra. 
Quali sono i lotti che attende con più interesse?
«I libri più ricercati dai collezionisti e più commercialmente di valore si caratterizzano per tre fattori: rarità, condizioni e provenienza. Tra i libri che  compongono il catalogo molti presentano queste caratteristiche.  La prima sezione è totalmente dedicata al libro d’artista con una selezione di opere che vanno dal 1904 al 2003 e che apre con una serie di libri legati al Futurismo. A questi segue il lotto di copertina, Ralentir travaux di André Breton, René Char e Paul Eluard, nello specifico una copia appartenuta a René Char, che oltre ad aver fatto una iscrizione ha anche attribuito agli altri intellettuali i poemi del libro, scrivendo le iniziali su ogni testo, sottolineando il legame forte tra i tre. Un altro esempio di una copia rara e dalla provenienza eccellente è Il secondo manifesto Surrealista di André Breton, regalato dallo stesso autore a Man Ray. Nella sezione libri antichi uno dei miei preferiti è la collezioni di opere veneziane del Boccaccio stampate tra il 1524 e il 1530 e poi rilegate poco dopo in Marocchino rosso. Tenendolo fra le mani si ha proprio la sensazione incredibile di avere una copia autentica di un libro originale del ‘500, che da allora non mai è stato toccato. Un altro libro importante è Plan de Paris, composto da 20 tavole numerate e una non numerata con la visione complessiva di Parigi, stampato nel 1739. È uno di quei libri che tutti i collezionisti sognano».
Può raccontarci qual è stata la scoperta più inusuale di questa vendita?
«Tutta la collezione di libri d’artista, composta da 150 lotti circa, è stata una occasione davvero unica, soprattutto poter seguire il filologico di questi libri realizzati in un arco ti tempo che copre un secolo e seguire lo sviluppo dell’arte man mano che li catalogavo è stata la scoperta più emozionante».
Quali sono gli obiettivi a breve e lungo termine per il vostro dipartimento?
«Siamo molto concentrati sull’asta, speriamo che questa scommessa che stiamo facendo sui libri d’artista possa portarci ottimi risultati. Dirò che l’asta è stata un successo se ci sarà molto richiamo su questi lotti. Il mio obiettivo, in linea con le mie esperienze del passato è quello di dialogare con l’estero e avere una valenza internazionale, in Europa e nel mondo, non solo in Italia».
Negli anni passati ha avuto modo di osservare a lungo il nostro paese, e il suo mercato da lontano. Che idea ha dello stato delle aste e in che modo dovrebbe cambiare qualcosa oggi?
«Negli ultimi anni stiamo riuscendo ad aprirci anche noi e ci stiamo ponendo allo stesso livello di molti altri Paesi. Se dovessi notare una differenza con l’estero è sicuramente relativa alla legislazione legata al mercato: ogni cosa che viene comprata da noi e che viene considerata un bene culturale dallo Stato italiano senza soglia di valore, in particolare i libri, ha bisogno della licenza di esportazione. Naturalmente, se un libro viene offerto da noi in asta a Milano e viene acquistato da un collezionista straniero, ha bisogno della licenza per essere portato all’estero, il che rappresenta un ostacolo per molti dei clienti europei. Questa è sicuramente una delle caratteristiche che ci rende meno competitivi a livello internazionale e che dovrebbe essere regolata a livello europeo, così da permetterci di competere allo stesso livello, naturalmente senza sfavorire la tutela del bene». (RP)

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