05 giugno 2018

L’ultradestra contro Olu Oguibe. Kassel vuole spostare l’obelisco dell’ultima Documenta

 

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Questa ultima edizione di Documenta sarà ricordata per vari motivi e non tutti piacevoli, dai conti in rosso di svariati zeri – le cifre ballano da 4 a 7 milioni – a una soffusa sensazione di disorganizzazione. E sicuramente tra i ricordi più sgradevoli rimarranno anche le contestazioni dell’ultradestra tedesca a Monument for strangers and refugees, opera di Olu Oguibe, un obelisco di sedici metri sul quale campeggia, in lettere dorate, la frase tratta dal vangelo di Matteo, “Ero straniero e mi avete accolto”, tradotta in tedesco, inglese, arabo e turco. Una polemica che, per quanto sterile, continua a far rumore anche con le porte di Documenta ormai chiuse. Kassel non è affatto ritornata alla quotidiana tranquillità, anzi, ha alzato la voce contro l’opera e ne contesta la posizione. Oguibe, che tra l’altro è stato anche il vincitore dell’Arnold Bode Prize, aveva realizzato l’obelisco specificamente e in maniera permanente per Königsplatz, nella zona centrale della città anseatica ma molte sono le anime che vorrebbero spostare l’opera a a Holländische Platz, nei pressi dell’Università. 
Che il feeling tra l’obelisco e Kassel non fosse sintonizzato sulle giuste frequenze si era già capito con il crowdfunding che, fissato da Oguibe a 750mila dollari per l’acquisizione permanente, ha raggiunto solo 89mila dollari. L’artista nigeriano aveva accettato di cedere l’opera anche a costo ridotto, a patto che rimanesse a Königsplatz ma il malumore serpeggia in città, rinfocolando il dibattito. 
«Il sito e il lavoro vanno insieme. L’obelisco potrebbe anche essere venduta a un’altra città, molti hanno espresso l’interesse ad acquistarlo e così faremo, se Kassel si rifiuta di mantenerlo nel suo sito originale. In tal caso, i donatori del crowdfunding saranno ovviamente rimborsati», ha affermato Alexander Koch, della galleria KOW di Berlino. Secondo Oguibe, l’ostilità è dovuta alle pressione del partito di ultradestra AfD, la cui presenza nel parlamento del Paese tedesco si è recentemente rinforzata. D’altra parte, a Kassel si nega che il trasferimento abbia motivi politici, dichiarando di voler mantenere libera l’area in questione, per futuri progetti di arte pubblica. Ma la politica c’entra eccome, visto che l’anno scorso gli stessi membri del partito avevano definito l’obelisco come «arte distorta», un chiaro riferimento all’arte degenerata, come da tragica definizione nazista. Inoltre, pochi mesi fa l’opera è stata anche vandalizzata, sempre per allusioni politiche. 
Preferiamo vedere il bicchiere mezzo pieno: l’arte fa ancora male a qualcuno.

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