06 giugno 2018

Cosa c’è dietro alla Soupe? Una ricerca mostra gli strati nascosti del capolavoro di Picasso

 

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Quante volte è successo che, rapiti da quei colori e da quelle forme, avreste voluto lasciarvi trasportare oltre la superficie immediatamente visibile della tela? Alcuni storici dell’arte l’hanno fatto, in senso letterale, grazie ad avanzatissime tecnologie di imaging che hanno permesso di attraversare tutti i diversi strati di pittura di uno dei capolavori di Pablo Picasso, La Soupe, opera realizzata nel 1902. Non per mero piacere, ovviamente, ma per studiare, da un nuovo punto di vista, il processo creativo dietro al Periodo Blu del maestro dell’Avanguardia, quando, colpito dal suicidio dell’amico Carlos Casagemas, il giovane Picasso affidò le proprie sensazioni, le inquietudini e le riflessioni, a tutte le sfumature di quel colore.
La Soupe, acquistata da Gertrude Stein negli anni ’30, appartiene all’Art Gallery of Ontario dal 1983 ma solo oggi è stato possibile capire come è stato creato il dipinto, grazie a una precisissima serie di scansioni che  hanno rivelato 13 distitni strati di vernice, con elementi aggiunti e sottratti alla composizione in diverse fasi, come una terza figura, frapposta tra la donna a testa china che regge la ciotola di zuppa e la bambina dai lunghi capelli neri che accorre a braccia levate. I ricercatori hanno visto come questa terza figura, sotto i colpi dell’abile mano di Picasso, si sia progressivamente trasformata nel vapore che sale dalla ciotola. «Da molto tempo era chiaro che al di sotto della spessa vernice di La Soupe fossero nascosti alcuni segreti, anche guardando con attenzione a occhio nudo era possibile capire che c’erano altri elementi, raschiati prima che l’opera fosse terminata. Ma quali fossero esattamente, era un mistero che solo adesso abbiamo decifrato, grazie a immagini sofisticate e a un lungo lavoro di analisi», ha spiegato Sandra Webster-Cook, conservatrice della Galleria. «Nel corso della sua vita, Picasso aveva più volte accennato alla possibilità di tali scoperte, l’artista spesso cambiava idea durante il suo processo creativo e a volte era costretto dalle circostanze finanziarie a riutilizzare vecchie tele», ha aggiunto Kenneth Brummel, curatore di arte moderna dell’AGO. 
Così il museo canadese si è rivolto al gruppo di conservatori e restauratori della National Gallery di Washington e della Northwestern University / Art Institute di Chicago, che hanno eseguito un’accurata scansione, usando una tecnica di imaging iperspettrale a riflettenza infrarossa, in grado di registrare i differenti gradi di riflettività tra i pigmenti e tradurli in immagini in scala di grigio, per isolare con precisione ogni strato di pittura. Un processo molto costoso e potenzialmente pericoloso per le opere, costrette a supportare un carico di stress non indifferente ma non è la prima volta che un’opera di Picasso viene scandagliata in questo modo. 
Già pochi mesi fa era stato fatto per la Miséreuse Accroupie, sempre dell’Art Gallery of Ontario. In questo caso, il risultato fu ancora più sorprendente e si scoprì che, al di sotto della superficie, si nascondeva un altro disegno, un paesaggio collinare, realizzato da un autore ignoto e abilmente incorporato da Picasso nella figura della donna accovacciata. I risultati di questa serie di analisi saranno esposti in una mostra che aprirà nel 2020. (mfs)
In home e in alto: per gentile concessione della Art Gallery of Ontario

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