23 agosto 2018

L’arte che non è mai povera. Anna Imponente racconta il suo Polo Museale della Campania

 

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In Campania, Paestum, Pompei, il MANN-Museo Archeologico Nazionale di Napoli, i Campi Flegrei, la Reggia di Caserta e quella di Capodimonte con il Real Bosco, sono tutti siti statali con una direzione autonoma, mentre la Sovrintendenza del Polo Museale regionale presiede agli altri ventotto musei statali campani. La sovrintendente è Anna Imponente, che ho intervistato nel suo ufficio napoletano, sulla Piazza d’Armi di Castel Sant’Elmo, che offre, dall’alto della collina vomerese, un vastissimo, sconvolgente panorama e racchiude, tra mura possenti, il Museo Novecento a Napoli. 
Parlando, la dottoressa rivela il carattere fermo di una personalità matura, una vasta esperienza e la curiosità di conoscere. Ne apprezzo il difficile compito di sovrintendere a quasi trenta siti museali, per di più con scarse risorse economiche e poco personale, a quanto sembra. Come fa? Non snocciola cifre ma risponde con garbo: «Le ripeto un motto di Enzo Cucchi: gli artisti non sono mai poveri, perché il loro spirito ha le risorse per superare ogni difficoltà, creandone la soluzione. Anche io devo ricorrere a una certa creatività per risolvere i problemi. Io non avrei timore di aprire le sale, pure senza custodi, perché di norma i visitatori non sono ladri e i custodi non riescono sempre a evitare i furti. Che, come recentemente a Venezia, possono avvenire pure sotto i loro occhi. Ma i direttori sono più prudenti di me. Cambierei anche l’orario di apertura dei musei, programmandolo dopo le dieci, perché certo il primo pensiero dei visitatori, svegliandosi al mattino, non è quello di andare al museo». 
Poi mi testimonia la sua capacità lavorativa, portando l’esempio di quando, mentre aveva l’incarico della sovrintendenza del Polo e quella, temporanea, dei Campi Flegrei, organizzò e curò tre mostre, scrivendone pure il catalogo. Ricorda anche i suoi impegni giovanili in Cina, quando, nel 1988, pubblicò su Arte dossier un articolo intitolato “Pechino città aperta”, presentendo l’apertura della Cina verso l’Occidente. Da allora è una seguace della disciplina marziale del Taijiquan, che quest’estate si pratica anche in Villa Floridiana. Si mostra orgogliosa della menzione speciale dall’ICOM-International Council of Museums al museo Calatia di Maddaloni, in provincia di Caserta, e di avere inserito la pinacoteca dei Girolamini tra i siti della napoletana Strada dei Musei, affermando l’opportunità di formare una rete di musei, con l’intenzione di esaltarne l’identità. «A Villa Pignatelli, ad esempio, il visitatore dovrebbe potere immaginare la vita che vi si svolgeva quando vi abitavano gli Acton e i Rothschild». 
Imponente, pur risiedendo a Roma, riconosce in Napoli l’attuale, straordinario fermento culturale, dovuto – dice – ai politici locali ma non apprezza la valorizzazione delle tradizioni popolari di questa città, che ritiene, non considerando la sua straordinaria continuità, quasi un vizio folcloristico. Sebbene, da parte sua, apprezzi soprattutto quell’arte contemporanea che riconosce di essere immersa nella storia. 
Progetto per il futuro? Una prossima mostra sugli Etruschi e la riapertura, a settembre, della Chiesa delle Donne, attigua alla Certosa di San Martino. (Adriana Dragoni)

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